Il cavallo e il cinghiale

Equus cotidie totas silvas totosque agros superbus peragrabat, deinde ad rivum veniebat ac limpidam aquam avidus bibebat....

Un cavallo attraversava superbo ogni giorno tutte le selve e tutti i campi, poi giungeva ad un ruscello e beveva avido l'acqua limpida.

Un giorno, mentre mangiava lieto l'erba nei fertili campi, scorgeva da lontano un'ingnota fiera presso le rive del ruscello. Pertanto si avvicinava al guado: un cinghiale nero si rivoltava tra le onde e con i suoi zoccoli inquinava l'acqua. Il cavallo era invaso dall'ira ed esclamava così: "stolto cinghiale, perché non ti allontani immediatamente dal ruscello? Perchè non ti calmi e bevi con cura l'acqua?

Adesso infatti tutta la mia acqua è stata sporcata ed inquinata dalla tua veemenza". Di contro dal cinghiale non venivano considerate le parole aspre e dure del cavallo. Allora il cavallo adirato vide un uomo e chiese aiuto contro il cinghiale selvaggio. L'uomo infatti abitava in una villa vicina e coltivava i campi. L'uomo lasciava subito tutte le sue attività, saliva sul dorso del cavallo e ritornava verso la fiera ostile, il cinghiale e l'uccideva con le frecce. Poi diceva così al cavallo: "mio cavallo, sono felice: ho una preda e d'ora in poi grazie al tuo aiuto lavorerò di meno." E così applicava il freno al cavallo.

Allora il cavallo pensava mesto: "chiedevo vendetta per una piccola offesa ed ero sciocco; ora infatti sono anche schiavo!" Dal poeta Fedro è narrata la piacevole favola e gli iracondi attraverso la favola sono ammoniti.

Versione tratta da Fedro

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