Il mito di Ciparisso
Ciparissus pulcher adulescens erat, Apolloni gratia pulchritudineque admodum carus....
Ciparisso era un bel ragazzo, molto amato da Apollo per la (sua) grazia e della bellezza. Un giorno egli prese in custodia dal dio un animale sacro:
un cervo di una straordinaria bellezza e dalle grandi corna d’oro. E così Ciparisso, lieto per il dono, percorreva i boschi con il cervo; mise, al collo del cervo, delle briglie d’argento e lo portò di fronte alla gente come un capo di bestiame. Talora saliva sul cervo, afferrava con le mani le corna d’oro e correva con lui per i boschi. Un giorno Ciparisso desiderava andare a caccia, ed allora lasciò il cervo da solo in un luogo scoperto e cominciò a colpire gli uccelli con le frecce; alla fine, quando vide una volpe presso un cespuglio di rovi, la inseguì con clamore.
Ma la volpe astuta improvvisamente sfuggì dalla vista, Ciparisso però non smise di ricercarla, e quando udiva un rumore, anche lieve, tendeva l’arco. All'improvviso percepì un movimento nei cespugli, mise una freccia sulla corda dell’arco e la scagliò in modo risoluto: ma accidentalmente colpì il cervo divino. Ciparisso venne sopraffatto da grande dolore, cercò l’animale e alla fine lo trovò presso un lago: l’animale rivolse gli occhi verso il ragazzo ed esalò l’ultimo respiro.
Quando Apollo venne a sapere la morte del cervo, Ciparisso non chiese alla divinità misericordia né perdono, desiderò soltanto piangere il tanto caro amico e piangeva di continuo. Apollo, commosso dalla compassione, decise di alleviare il suo dolore, e trasformò il giovane in un albero, cioè in un cipresso. In seguito, il cipresso fu considerato da tutti un simbolo luttuoso e funerario.
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