Il pio Enea verso una nuova avventura - VERSIONE latino SCRINIUM

Il pio Enea verso una nuova avventura
Autore: sconosciuto da SCRINIUM
Da Scrinium pag 108-109 n°3:
Due diversi tpi di proposte di traduzione per la stessa versione

Pius Aeneas, animo promptus ad vitam offeendam pro patriae salute, cum Troianis viris urbem incensam defendere frustra canatus erat. Tum in somnis maestisimi Hectoris embram vidit qui, gemitus imo de pectore ducens, si factus est: "Heu fuge, nate dea, et his flammis te eripe.

Suos penates Troia tibi commendat: hos fatorum comites cape, his magna moenia quaere". Aeneas autem Veneris matris quoque verbis admonitus erat ut sacros penates auferret et novam patriam quaereret. Itaque vir, cum per tenebras atras et vasta urbis incendia progressus esset, Anchisam patrem humeris ferens, ad Cereris templum se contulit, quo convenerant Troiani superstites, qui ex armis et incendiis incolumes evaserant.

Tunc, omnibus superstitibus coactis, apud Antandrum parvam classem paravit atque, deos precatus, ventis vela dari iussit.
Il coscienzioso Enea, preparato con l'animo ad immolare la propria vita per la salute dello stato, tentò di difendere invano con gli uomini troiani la città che ardeva. Allora nel sonno scorse l'ombra di Ettore tristissimo che, traendo dal petto un gemito, così affermava: scappa, adatta la dea, levatii da queste fiamme. Troia ti consegna i suoi penati: prendi questi compagni di fortuna, cerca con questi delle grandi mura. Enea era avvertito con le parole della madre Venere di portar via i sacri penati e di tovare una nuova patria.

E così l'uomo, andando avanti per le tenebre oscure e i vasti incendi della città, trasportando sulle spalle il padre Anchise, si rifugiò nel tempio di Cerere in cui erano convenutii i superstiti fra i troiani che erano sopravvissuti illesi alle armi e agli incendi. Allora spinti tutti i superstiti, allestì una piccola flotta presso Antandro e, pregatii gli dei, ordinò che la vela fosse spiegata ai venti.

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Il pio Enea, con l’animo pronto ad offrire la vita per la salvezza della patria, con gli uomini troiani inutilmente cercava di difendere la città incendiata.

Allora in sogno vide l’ombra del tristissimo Ettore che, mandando un gemito dal profondo del petto, così parlò: ” ah fuggi, figlio di dea, e salvati da queste fiamme. Troia ti affida i suoi penati: prendi questi compagni di sventura/del destino, con loro cerca grandi mura”. Enea poi fu ammonito anche dalle parole della madre Venere affinché portasse via i penati e cercasse una nuova patria.

Così l’uomo, avanzando tra le scure tenebre e i vasti incendi della città, portando il padre Anchise sulle spalle, si diresse al tempio di Cerere, dove si erano radunati i troiani superstiti, i quali erano fuggiti incolumi dalle armi e dagli incendi.

Allora, presi tutti i superstiti, preparò presso Atandro una piccola flotta e, pregando gli dei, ordinò che la vela ai venti fosse data.

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