Il saggio non verrà mai colpito da alcuna violenza
Potest aliquis nocens esse, quamvis non nocuerit. Si quis mihi venenum dederit quod cibo remixtum vim suam perdidit, ille, qui venenum...
Potrebbe qualcuno essere nocivo, sebbene non abbia nuociuto. Se qualcuno mi avesse dato il veleno che rimescolato con il cibo perdesse la sua forza, quello, che diede il veleno, a causa della scelleratezza sarebbe oblligato con se stesso, anche se non è stato di danno;
non di meno è un ladrone, il dardo di costui è stato evitato dalla veste posta davanti. Tutte le scelleratezze, anche prima dell'effetto dell'opera, sono compiute. Per tale ragione comprendiamo che l'ingiuria può essere imposta non essere accettata.
Se ho ricevuto un'ingiuria, è inevitabile che questa sia stata imposta; se è imposta, non è necessaria che io l'abbia accettata. Possono infatti capitare molte cose che suscitino ingiuria. Inoltre la giustizia non potrebbe soportare nulla d'ingiusto, perché non stringono le cose contrarie; l'ingiuria invece non può avvenire, se non ingiustamente: dunque al saggio non può capitare l'ingiuria, non c'è da meravigliarsi, se nessuno può fare un'ingiuria a quello: neppure ciascuno potrebbe essere di giovamento, e al saggio non manca nulla che possa accettare al posto di un regalo (come un regalo), e la persona cattiva non può attribuire nulla di degno del saggio.
Deve avere prima che dare, in verità non ha nulla che il saggio stia per provare gioia che venga trasferito a lui.
(By Maria D.)
Versione tratta da Seneca
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