Il sogno di Alessandro - VERSIONE latino e traduzione (2 + latino di base)

Il sogno di Alessandro
versione latino da Cicerone e traduzione due traduzioni per questa versione
Traduzione dal libro Latino di base pp. 38 n° 5. 2

Qui, cum Ptolomaeus, familiari eius, in proelio telo venenato ictus esset eoque vulnere summo cum dolore moreretur, Alexander adsidens somno est consopitus....

Da altro libro

Alexander, cum Ptolomaeus, familiari eius, in proelio telo venenato ictus esset eoque vulnere summo cum dolore moreretur, Alexander adsidens somno est consopitus....

Traduzione dal libro Latino di base pp. 38 n° 5. 2

Alessandro, dopo che Tolomeo, suo amico, era stato colpito in battaglia da una freccia avvelenata, e stava morendo con grandissimo dolore a causa di quella ferita, sedendogli accanto cadde addormentato nel sonno, si dice che un drago apparve a lui, quello che la madre Olimpia nutriva, che teneva in bocca una piccola radice e nello stesso tempo diceva in quale luogo quella nascesse(esso non distava molto da quel luogo), e poi di questa l'efficacia era tanto grande da guarire facilmente Tolomeo.

Alessandro svegliatosi, dopo aver raccontato il sogno agli amici, furono mandati coloro i quali cercassero quella radice, trovata la quale, si dice sia stato guarito Tolomeo e molti soldati, i quali erano stati feriti dal medesimo genere di freccia

Da altro libro

Alessandro poiché Tolomeo, era stato colpito in battaglia da una freccia avvelenata e a causa di quella ferita, con sommo dolore di Alessandro, stava morendo.

Mentre gli sedeva accanto, a un certo momento Alessandro fu vinto dal sopore. Allora, si narra, gli apparve in sogno quel serpente che sua madre Olimpiade teneva con sé: esso recava in bocca una piccola radice, e nello stesso tempo disse ad Alessandro in quale luogo nasceva (era non molto distante da dove si trovavano allora); tale era il potere di quella radice, da guarire facilmente Tolomeo. Alessandro, svegliatosi, narrò agli amici il sogno; furono mandati in giro degli uomini a cercare la radice; fu trovata, e si dice che da essa furono guariti sia Tolomeo, sia molti soldati che erano stati feriti da frecce intinte in quel medesimo veleno.

Tu hai menzionato anche molti altri sogni tratti da narrazioni storiche: della madre di Falaride, di Ciro il vecchio, della madre di Dionisio, del cartaginese Amilcare, di Annibale, di Publio Decio; notissimo è inoltre quel sogno riguardante il prèsule, e così pure quello di Gaio Gracco e l'altro, recente, di Cecilia figlia di Metello Balearico. Ma questi sogni sono estranei a noi e perciò ci rimangono ignoti; alcuni forse sono anche inventati: chi ne è il garante?

Quanto ai nostri sogni, che cosa possiamo dire? Tu puoi menzionare quello riguardante me e il mio cavallo che vedesti riemergere e venire a riva, io quello di Mario, che, coi fasci ornati d'alloro, ordinava che io fossi condotto nel tempio da lui edificato. Di tutti i sogni, caro Quinto, una sola è la causa; e noi, per gli dèi immortali, stiamo attenti a non oscurarla con la nostra superstizione e con le nostre idee distorte.

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