L'anello di Gige

Cum olim in Lydia terra discessisset magnis imbribus, in illum hiatum descendit Gyges cum timore et aeneum equum vidit: in eius lateribus fores erant....

Una volta, la terra in Lidia si aprì per dei violenti acquazzoni, Gige scese in quella voragine e vide un cavallo di bronzo, nei suoi lati c'erano delle porte.

Dopo averle aperte vide il corpo di un uomo morto di inusitata grandezza e con un anello d'oro al dito. Dopo averglielo tolto, egli stesso se lo mise e si recò all'adunanza dei pastori; era infatti pastore del re. Là, ogni volta che volgeva il castone del suo anello verso il palmo della mano, non era visto da nessuno, mentre lui stesso vedeva ogni cosa; mentre lui stesso era visto di nuovo, quando rimetteva l'anello al suo posto.

E così grazie a questa opportunità dell'anello uccise il re (suo) padrone ed eliminò coloro che erano stati fedeli al re; nessuno poté vederlo in questi delitti. Così all'improvviso diventò re della Lidia grazie al beneficio dell'anello.

Versione da Cicerone

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