La Battaglia delle Termopili
Recte quidem Lacedaemonii gloriantur virtute illorum militum, qui cum duce Leonida omnes apud Thermopylas, fortiter pugnantes in Persas, conciderunt et Graeciam, cunctam a barbaris salvam fecerunt... a tergo oppressit.
Veramente bene gli Spartani si gloriano per il valore dei loro soldati i quali, combattendo tutti vigorosamente alle Termopili contro i Persiani col comandante Leonida, caddero (concĭdo, is, cĭdi, ĕre) e resero salva dai barbari tutta la Grecia.
In verità Serse, che aveva stabilito, confidando nel numero dei suoi soldati, di invadere l'Attica, non considerò per nulla quel manipolo (mănŭs, ūs) di Spartani che presiedeva l'accesso alla Grecia e, essendo più che sicuro che le Termopili non potessero essere (fossero)
difese da 200 Spartani, inviò, ambasciatori i quali chiedessero a Leonida, loro comandante, di consegnare (che consegnassero) le armi. Ma Leonida, fiducioso più nel valore che nel numero dei suoi, rispose che non avrebbe consegnato le armi per nessun accordo e che fosse pronto con i suoi alla battaglia. Queste parole destarono l'ira del re dei Persiani il quale mandò soldati scelti (dēlĭgo, is, lēgi, lectum, ĕre) per impadronirsi (affinché si impadronissero) delle Termopili.
Qui, da ambo le parti, si combatté duramente per 4 giorni, ma gli Spartani non furono vinti dal numero dei nemici, ma dal tradimento di un tale uomo di Trachine il quale, esperto delle vie (viarum non viorum) dei passaggi, li colse alle spalle.
(by Geppetto)
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