La confessione di Filota (II)

Ac primo, quamquam hinc ignis, illinc verbera iam non ad quaestionem, sed ad poenam ingerebantur, non vocem modo, sed etiam gemitus...

E in un primo momento, anche se gli erano rivolti contro da un lato il fuoco, dall'altro le verghe ormai non per l'interrogatorio, ma per la pena, non solo trattenne la voce, ma anche i gemiti;

ma dopo che il corpo, tumefacendosi a causa delle ulcere, non poteva tollerare i colpi dei flagelli battuti sulle ossa nude, assicurava che avrebbe detto quelle cose che desiderassero sapere.

Frattanto i cavalieri, e soprattutto quelli, che erano affini a Filota, dopo che la notizia si era diffusa che Filota si contorceva, anche se erano innocenti, temendo la legge dei Macedoni, dato che stabiliva che gli affini di costui che avevano teso un agguato al re dovessero essere uccisi da questi stessi, alcuni si uccisero, altri fuggirono sui monti appartati e nei vasti deserti, finché il re, avendo conosciuto la ragione del tumulto, promulgasse di aver ritrattato la legge in merito al supplizio dei congiunti in quanto nocivi.
(By Maria D. )

Versione tratta da Curzio Rufo

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