La formica e la mosca

Formica et musca acriter contendebant. Musca sic incepit: «Quomodo tu mecum de gloria contendere potes?...

Una formica e una mosca gareggiavano animatamente. [Dicendo] Così iniziò la mosca: "Come puoi tu litigare con me sulla gloria?

Mentre vengono immolate le vittime, pregusto le interiora, svolazzo tra gli altari degli dei, perlustro i templi. Siedo sulle capigliature (coma, comae) delle regine, assaporo le caste piccole bocche delle matrone. Non mi stancano né il lavoro né le preoccupazioni: tu invece sei una contadina". La formica rispose alla mosca: "Certamente è glorioso un banchetto con gli dei, ma tu non sei una convitata gradita, ma una commensale detestata e una estranea inopportuna.

Frequenti tu gli altari? Ricordi le regine e i le piccole bocche delle matrone? Non appena arrivi, ti mandano via. Quando raccolgo con cura i semi, ti vedo sulle spazzature e sullo sterco.

Lavori molto poco? Però non possiedi ricchezze. Ora tu mi provochi ma dopo che arriverà l'inverno, allora starai zitta. Tu senza cibarie gelerai per i venti freddi e perderai la vita; mentre rifugi ben forniti accoglieranno me. Senza dubbio ho smentito a sufficienza la tua sciocca superbia".

Versione tratta da Fedro

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