La guerra contro Giugurta

versione latino traduzione
la VERSIONE LATINA nel biennio

Iugurthae, Numidarum regi, bello indicto, Calpurnius Bestia consul cum exercitu a senatu in Africam missus est, sed regis pecunia curruptus, flagitiosam pacem cum hostibus fecit....

Scoppiata la guerra, fu inviato dal senato in Africa il console Caplurnio Bestia con l'esercito a Iugurta, re dei Numidi, ma corrotto dal denaro del re, fece una scandalosa pace con i nemici.

Richiamato Calpurnio a Roma, il comando della guerra fu affidato a Sp. Postumio Albino, che combattè con disonore contro i Numidi. Allora fu mandato in Africa il console Quinto Cecilio Metello, uomo forte e d'un pezzo.

Metello, raddrizzato l'esercito con grande severità e ricondotto alla vecchia disciplina militare, vinse Giugurta in diverse battaglie, uccise o catturò i suoi elefanti e sottomise molte popolazioni di Numidi. A Metello, che per le sue eccellenti imprese fu chiamato Numidico, successe Gaio Mario, valorosa guida e maestro dell'arte militare.

Mario vinse in battaglia Giugurta e il suo compagno Bocco, re della Mauritania e portò a termine la guerra. A Roma Giugurta fu trascinato legato con delle catene davanti al carro del trionfante Mario; poco dopo, sotto ordine del console, fu strangolato in carcere.

Dal libro Ianua

P. Scipione Nasica et L. Calpurnio Bestia consulibus, Iugurtae, Numidarum regi, bellum inlatum est, cum Adherbalem et Hiempsalem, Micipsae filios, fratres suos, reges et populi Romani amicos, interemisset....

Durante il consolato di P. Scipione Nasica e L. Calpurnio Bestia, fu messa in atto la guerra contro Giugurta, re dei Numidi, poiché aweva assassinato Aderbale ed Iempsale, figli di Micipsa, suoi fratelli e amici del popolo romano.

Mandato contro di lui il console Calpurnio Bestia, corrotto dal re con del denaro, stipulò con lui una pace assai infamante, che venne disapprovata dal senato. Poi fu mandato contro lo stesso re Sp. Postumio Albino. Anche costui combatté contro i Numidi in modo vergognoso. Per terzo venne inviato il console Q. Cecilio Metello. Costui, dopo aver sanato l'esercito, corrotto dai precendenti comandanti, con notevole severità ma anche con moderazione, lo ricondusse alla abituale disciplina romana, pur non avendo punito alcuno con decisioni cruente.

Sconfisse Giugurta in diverse battaglie, uccise o catturò i suoi elefanti, accolse la resa di molte città appartenenti allo stesso. E quando la guerra era ormai in procinto di concludersi, gli subentrò C. Mario. Egli superò egualmente sia Giugurta che Bocco, re della Mauritania, che era venuto in aiuto a Giugurta. E lo stesso conquistò alcune città della Numidia e pose termine alla guerra, dopo aver catturato Giugurta per il tradimento di Bocco, tramite il suo questore Cornelio Siila, uomo straordinario.

Riguardo alla guerra contro Giugurta vennero decretati due trionfi, il primo per Metello ed il secondo per Mario. Tuttavia davanti al cocchio di Mario venne posto Giugurta in catene con i due figli e subito dopo, per ordine del console fu strangolato in carcere.

La guerra contro Giugurta II da Latino a Colori

Dein Micipsa Masinissae filius regnum solus obtinuit, Mastanabale et Gulussa fratribus morbo absumptis....

Quindi Micipsa, figlio di Massinissa, governò da solo il regno, essendo i fratelli Mastanabale e Gulussa morti a causa di una malattia.

Egli generò da sé Aderbale e Iempsale, e tenne in casa Giugurta, figlio del fratello Mastanabale, che Massinissa, poiché era nato da una concubina, aveva lasciato come un privato cittadino, con lo stesso modo di vivere con cui (allevò) i suoi figli. Il quale, non appena crebbe, vigoroso per forze, di bell'aspetto ma soprattutto molto valido quanto a intelligenza, non si lasciò corrompere né dalla lussuria né dall'ozio, ma, come è costume di quel popolo, andava a cavallo, lanciava il giavellotto, gareggiava nella corsa con i coetanei; e, pur superando tutti in gloria, tuttavia era caro a tutti.

Micipsa, sebbene all'inizio fosse stato contento di queste cose, ritenendo che il valore di Giugurta sarebbe stato motivo di gloria per il suo regno, tuttavia, dopo che capì che il giovane uomo cresceva sempre di più, mentre la sua età era trascorsa e i suoi figli [erano] piccoli, fortemente preoccupato da quella faccenda, meditava molte cose nel suo animo. Lo terrorizzava la natura avida di potere degli uomini.

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