La modestia di un grande filosofo - VERSIONE latino Primus Liber e Nova Officina

La modestia di un grande filosofo
VERSIONE DI LATINO E TRADUZIONE autore sconosciuto
Libro: Primus Liber [Tomo C] pagina 93 numero 6
Testo latino

Tradunt philosophum platonem, cum Olympiam petisset ad ludos, qui magna cum celebritate totius Graeciae habebantur, in tentorio per aliquot dies dormivisse cum hominibus, quos non noverat quibusque ignotus ipse erat.

Non tamen eum puduit societatis eorum neque eis taedium attulit eruditis sermonibus neque eorum rudes animos fastidivit, sed omnium benevolentiam affabilitate et comitate sibi adiunxit. Quam ob rem illi magnopere eius societate delectabantur. Nec tamen de Socrate magistro suo vel de philosophiam umquam mentionem fecit, neque eos de nomine suo certiores fecit, cum vellet eos celare quis ipse esset. Cum autem, post ludorem finem, Athenas cum suis contubernalibus rediisset, ab his rogatus est ut ipsos in Achademiam duceret ostenderetque illum Platonem, quem omnes maximum philosophum existimabant. Tunc ille, leniter subridens: - Ego –inquit- sum Plato-. Quod cum mirati essent, vehementer eos paenituit se diu vixisse in eodem tabernaculo cum tanto homine, neque umquam ex eo quaesivisse quis esset.

Traduzione da Primus liber
Tramandano che il filosofo Platone, quando andò ad Olimpia per i giochi pubblici, che si tenevano con grande solennità di tutta la Grecia, avesse dormito per alcuni giorni in una tenda con degli uomini, che non conosceva e ai quali egli stesso era sconosciuto. Tuttavia non si vergognò della loro compagnia né procurò loro noia con discorsi colti né si infastidì dei loro spiriti rudi, ma si conciliò la benevolenza di tutti con affabilità e cortesia. Per questo fatto quelli avevano piacere dalla sua compagnia. Tuttavia non nominò sul suo maestro Socrate o sulla filosofia, né li informò sul suo nome, volendo tener nascosto ad essi chi fosse egli stesso.

Allora, dopo il termine dei giochi, quando ritornò ad Atene con i suoi compagni di tenda, da questi fu chiesto che li conducesse nell’Accademia e presentasse loro quel celebre Platone, che tutti giudicavano il più grande filosofo. Allora quello, ridendo dolcemente : disse. Essendosi meravigliati di questo fatto, si pentirono vivamente di aver vissuto a lungo nella stessa tenda con un uomo tanto importante, e di non avergli mai chiesto chi fosse.

Versione da NOVA OFFICIN A

Narrano che il filosofo Platone, essendo andato nell’Elide per i giochi pubblici, che si svolgevano ad Olimpia, avesse dormito in una tenda per alcuni giorni con uomini, i quali non conosceva ed ai quali a sua volta egli stesso era sconosciuto.

Tuttavia Platone non si vergognò della loro compagnia, né arrecò loro noia con discorsi eruditi, ma si congiunse la benevolenza di tutti con affabilità e con cortesia.

Perciò quelli erano molto dilettati dalla sua compagnia. Né tuttavia fece mai menzione dello studio della filosofia, né li informò del suo nome, volendo nascondergli loro chi egli stesso fosse. Ma dopo la fine dei giochi essendo ritornato ad Atene con i suoi compagni di tenda da questi gli fu domandato che essi stessi conducesse all’accademia e mostrasse quel Platone che tutti stimavano il più grande filosofo, allora Platone sorridendo dolcemente disse:

“Io sono Platone”. Essendosi meravigliati di ciò si pentirono fortemente di essere stati con un tale uomo nella tenda, e mai avessero chiesto a lui chi fosse.

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