La superstizione in Augusto

Circa religiones talem accepimus. Tonitrua et fulgura paulo infirmius expavescebat, ut semper et ubique pellem vituli marini circumferret pro remedio ...

A proposito delle superstizioni abbiamo saputo che Augusto fu così (lett. "tale"). Si spaventava di tuoni e fulmini tanto che portava sempre con sé la pelle di una foca come rimedio e alla più piccola minaccia di temporale si rifugiava in un luogo appartato e fatto a volta, perché già una volta era stato spaventato, durante una marcia notturna, dal passaggio di un fulmine. Per quanto riguarda i  sogni non trascurava né i suoi né quelli che gli altri facevano su di lui. Alla battaglia di Filippi, benchè avesse stabilito di non lasciare la sua tenda, per la sua condizione di salute, tuttavia ne uscì, avvertito dal sogno di un amico. E fu un bene perché quando i nemici si furono impossessati del suo accampamento, corsero in massa al suo letto, come se ci fosse sdraiato sopra per dormire, lo crivellarono di colpi e lo dilaniarono.

Egli stesso, per tutta la durata della primavera, era soggetto a visioni orribili, vane ed evanescenti, per il resto dell'anno erano più rare e meno consistenti. Quando frequentava in modo assiduo il tempio che lui aveva dedicato sul Campidoglio a Giove Tonante, sognò che Giove Capitolino si lamentava che gli erano stati portati via i suoi adoratori e che egli aveva risposto di aver messo Giove Tonante da lui come portiere; così subito dopo adornò di campanelli il fastigio del tempio di Giove Tonante perché la consuetudine voleva che si appendessero alle porte. Sempre in seguito ad una visione notturna, ogni anno, in un determinato giorno, mendicava un obolo dal popolo, tendendo la mano vuota al popolo che gli offriva piccole monete.

Alcuni auspici o prodigi li credeva infallibili: se al mattino calzava il piede sbagliando, mettendo il sinistro nella scarpa destra, vi vedeva un segno funesto; quando partiva per un lungo viaggio, per terra e per mare, se per caso cadeva la rugiada, era per lui un segno favorevole di felice e rapido ritorno. Ma era anche vivamente impressionato dai prodigi. Fece trasportare nel compluvio, a fianco degli dei Penati, un palmizio che si era aperto la strada fra le pietre davanti alla sua casa, e si prese cura della sua crescita.

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