La virtus come sprezzo del pericolo

Tarquinius Superbus, qui Roma expulsus erat, quod regnum recipere cupiebat, a Porsena, Etruscorum rege, auxilium petivit....

Tarquinio il Superbo, che era stato scacciato da Roma, perché desiderava ottenere il regno, chiese aiuto a Porsenna Re degli Etruschi.

Porsenna giunse a Roma con un minaccioso esercito, al primo attacco mise in fuga l'esercito dei Romani e conquistò il Gianicolo. Tanto terrore non invase mai altre volte i Romani: si trasferirono dai campi in città; cinsero con i presidi la stessa città. Una parte della città, visto che non era circondata dalle mura, per il fatto che era protetta dal Tevere, sembrava sicura.

Rimaneva soltanto Il Ponte Sublicio che permetteva il transito alla città ed ormai gli Etruschi erano molto vicini al Ponte, quando Orazio Coclite - soprannominato così perché nell'altra battaglia aveva perduto un occhio - stette dinanzi al ponte e e sostenne da solo l'esercito schierato dei nemici, finché il ponte fu tagliato alle spalle; questa stessa sua audacia stupì i nemici.

Dopo che vide che il ponte era stato tagliato e che la patria doveva essere liberata dal pericolo imminente, Orazio Coclite saltò giù armato nel Tevere e nuotò incolume presso i suoi. Gli fu dato il tanto del campo, quanto poteva girare intorno in un giorno. Fu posta anche una statua nel comizio.
(By Maria D.)

Versione tratta da Lhomond

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