L'ira non è mai utile - VERSIONE latino e traduzione

Multi falso adfirmant utilem iram esse et viribus necessariam, quia pugnaciores facit Sed etiam ebrietas atque insania protervos et audaces...

Molti affermano falsamente che l'ira sia utile e necessaria alle forze, poiché rende più combattivi.

Ma anche l'alcol e la follia fanno gli uomini violenti ed audaci: molti, infatti, accesi dal vino, Sono stati migliori sotto le armi ed altrettanto spesso il furore ha reso più valenti i soldati. Infine, il timore della morte ha spinto in battaglia anche i più pigri. Ma l'ira, lo stato di ebbrezza, il terrore sono stimoli insani ed incostanti e non rafforzano la qualità: al massimo risollevano un poco un carattere pigro e fiacco. In preda all'ira, nessuno diventa più forte, anzi, i più irosi tra tutti sono proprio i bambini, i vecchi, gli ammalati.

L'ira non è utile in guerra e non serve ad evitare danni, mentre la virtù più salda è la circospezione attenta, che muove lentamente e con cautela. Quando, nella seconda guerra punica, la supremazia di Roma ebbe la sua massima crisi, il dictator Quinto Fabio Massimo, che fu soprannominato "il temporeggiatore", a causa della sua più che opportuna condotta di guerra, mise da parte ira e desiderio di vendetta e non scese in campo aperto contro Annibale, ma, indugiando e cercando le giuste occasioni, permise a poco a poco ai Romani di ricostituire le forze.

Scipione Emiliano, durante il lungo assedio di Numanzia, sopportò un pubblico richiamo per la sua lentezza nell'azione, ma, alla fine, spinti dalla fame e dalla miseria, i nemici si arresero.

Altra versione stesso titolo testo latino diverso

Multi falso arbitrantur utilem iram esse et viribus necessariam, quia homines pugnaciores facit....

Molti credono erroneamente che l'ira sia utile e necessaria per il vigore, perché rende gli uomini molto bellicosi.

Ma anche l'ubriachezza e il furore rendono gli uomini violenti e audaci: molti infatti rinvigoriti dal vino furono i migliori in armi e spesso il furore rese più validi i soldati. Qualche volta il timore della morte stimolò anche quelli più inerti in battaglia. Ma sia l'ira che l'ubriachezza ed il timore sono orrendi e instabili incitamenti non predispongono la virtù, ma sollevano un poco l'animo pigro e indolente. Nessuno quando si arrabbia, diventa più forte; anzi gli infanti gli anziani e i malati sono quelli più iracondi di tutti; ogni cosa d'indole debole è fastidiosa.

Pertanto l'ira non è utile nelle guerre né evita i pericoli, ma la virtù più certa è il guardare accuratamente (l'osservazione accurata), che progredisce lentamente e cautamente. Quando durante la seconda guerra punica l'impero romano fu in massimo pericolo, Fabio il dittatore, che per la sua prudente tattica di guerra fu soprannominato "il Temporeggiatore", mise in disparte l'ira ed il desiderio di vendetta e non discese in campo con Annibale ma, mentre indugiava ad intraprendere la battaglia, l'esercito romano a poco a poco si rinfrancò.

Quanto più degno di un uomo è porre dinanzi a coloro che peccano un animo mite e patriottico che perseguirli e punirli. È meglio dirigere per il giusto percorso colui che per ignoranza del percorso erra per i campi che respingerlo.
(By Maria)

Versione tratta da Seneca

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