L'ultima notte di Catone Uticense - VERSIONE latino e traduzione

L'ultima notte di Catone Uticense
Autore: sconosciuto
officina latinitatis pag 445 num 532

Post lavacrum cum multis cenavit, non accubans sed sedens, quemadmodum post civile bellum consueverat; neque enim iacebat nisi cum dormiret.

Postea convivas dimisit et, facta cum amicis deambulatione sicut illi post coenam consuetudo erat, in cubiculum ire coepit. Abiens, filium et amicos magis quam prius consueverat amplexus est. Cubiculum autem ingressus, cepit in manibus librum Platonis de anima et bis eum perlegit, atque subinde altissime dormivit, quasi non moriturus esset, sed ita ut etiam qui extra cubiculum erant stertientem audirent. Iam erat circiter gallicinium, cum repente, accepto ense, se sub pectus percussit. Non autem confestim exanimatus est, sed moribundus ex lecto prolapsus est. Quo strepitu audito, filius et amici, cum accurrissent, offenderunt Catonem sanguine foedatum, intestinis effusis. Medicus igitur accedens temtabat viscera remittere et vulnus ligare; sed ille medicum repulit et viscera manu laceravit vulnusque patefaciens e vita decessit.


Dopo il bagno, cenò con molti, non sdraiato ma seduto, come era abituato dopo la guerra civile; infatti non si coricava se non quando dormiva. Dopo mandò via i commensali e, dopo aver fatto con gli amici una passeggiata come gli era consuetudine dopo cena, iniziò ad andare nella stanza da letto. Andandosene, abbracciò gli amici e il figlio più intensamente di quanto fosse abituato a fare prima. Poi, entrato nella camera da letto, prese tra le mai il libro di Platone sull'anima e lo lesse per intero due volte, e subito dopo dormì molto profondamente, quasi non stesse per morire, ma in modo tale che anche come coloro che erano fuori dalla camera lo sentirono dormire profondamente.

Poi era all'incirca l'alba, quando improvvisamente, dopo aver preso la spada, si trafisse sotto il petto. Però non morì immediatamente, ma crollò moribondo dal letto. Avendo sentito quel rumore, il figlio e gli amici, dopo essere accorsi, inciamparono in Catone, lordo di sangue, con le interiora fuoruscite. Allora un medico, accorrendo, tentava di far rientrare le viscere e di ricucire la ferita; ma quello allontanò il medico e con la mano lacerò le viscere, e allargando la ferita morì.

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