Maratona e Milziade (II)

Tantum antecelluit virtus Graecorum ut ii decemplicem numerum hostium profligaverint: adeo eos perterruērunt, ut Persae non castra, sed naves petierint.

Huius victoriae non alienum iudicabitur explicare praemium, quod Miltiadi tributum est, ut facile intellegatur eandem omnium civitatum esse naturam. Ut enim populi Romani honores quondam fuērunt rari et tenues ob eamque causam gloriosi, nunc autem effusi atque obsoleti, sic olim apud Athenienses fuisse reperimus.

Namque huic Miltiadi, qui Athenas totamque Graeciam liberavěrat, talis honos tributus est: in porticu, quae Poecile vocatur, cum pugna depingeretur Marathonia, in decem praetorum numero prima posita est imago eius, incitantis milites ad proelium.

Idem ille populus, posteaquam imperium conquisivěrat et largitione magistratuum corruptus est, trecentas statuas Demetrio Phalereo decrevit.

La virtù dei Greci si distinse a tal punto che questi sconfissero dieci volte il numero di nemici:

li spaventarono a tal punto, che i Persiani non si diressero verso l'accampamento, ma verso le navi. Si stimerà che non sarà fuor di luogo spiegare il premio di una tale vittoria, che fu attribuito a Milziade, affinché si capisca facilmente che questa stessa era la conformazione (predisposizione) naturale di tutte le città.

Infatti come gli onori del popolo romano un tempo furono rari e semplici e per tale ragione gloriosi, ora invece profusi (in abbondanza) e obsoleti, così una volta troviamo che furono presso gli ateniesi. E infatti a quel Milziade, che aveva liberato Atene e tutta la Grecia, fu tributato un tale onore: nel portico, che è chiamato Pecile, essendo dipinta la battaglia di Maratona, fu posta per prima l'immagine di costui nel gruppo dei dieci pretori, che incitava i soldati alla battaglia.

Quello stesso popolo, dopo che aveva ricercato il potere e fu corrotto dall'elargizione dei magistrati, decretò trecento statue a Demetrio Falerio.
(By Maria D.)

Versione tratta da Cornelio Nepote