Narciso - VERSIONE di latino e traduzione

Narciso
versione di latino e traduzione latino laboratiorio 1 Latino Cantucci-Roncoroni, pag 99 n. 2

Narcissus, Cephisi rivi filius, inter ceteros pueros longe forma eximia excellebat, sed puellas nymphasque omnes spernebat nullique...

Narciso, figlio del fiume Cefiso, eccelleva di gran lunga tra tutti gli altri ragazzi per il suo aspetto straordinario, ma respingeva tutte le ragazze e le giovani donne e non si dedicava a nessuna e si dava tutto alla caccia e faceva sacrifici a una sola tra le dee, Diana.

Una volta il bel Narciso vagava per i boschi e per aspri valichi e alla fine giungeva alle acque limpide di un ruscello calmo. Il giovane accosta le labbra all’acqua, ma improvvisamente resta turbato: vede il (suo) volto meraviglioso e il suo aspetto straordinario nell’acqua immobile e rimane stupito.

Subito il ragazzo arde per un nuovo e straordinario entusiasmo e ama il ragazzo che vede, poiché non riconosce il proprio riflesso e non capisce. Desidera se stesso, ama se stesso ed è consumato dal troppo interesse dall’eccessiva passione. Dà alcuni baci all’acqua ingannatrice del fiume, immerge spesso invano le braccia: infatti non afferra mai l’immagine; è ingannato l’animo del ragazzo, sono ingannati gli occhi.

Alla fine muore (=si allontana dalla vita) e le ninfe allestiscono per il ragazzo una tomba. Poi le membra scompaiono e per prodigio sorprendente dalla terra nasce un fiore che ha petali bianchi ed è ancora oggi chiamato narciso.

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