Non vi è mai alcuna ragione per cedere all'ira
Numquam iracundia admittenda est, aliquando simulanda, si segnes audientium animi concitandi sunt, sicut equos tarde consurgentes ad cursum stimulis facibusque excitamus....
Non bisogna mai ammettere l'iracondia, talvolta bisogna simularla, se bisogna concitare gli animi inerti degli ascoltatori, come sproniamo i cavalli che si lanciano in ritardo alla corsa con pungoli e incitamenti.
Talvolta bisogna incutere paura su coloro che la ragione non è efficace: l'adirarsi non è in verità più utile del provare dolore, dell'avere paura. "Che altro?" non incidono le cause che provocano l'ira?" Ma allora proprio in quell'istante bisogna opporre le mani. Non è difficile vincere l'animo, dal momento che anche gli atleti sopportano i colpi ed i dolori per esaurire le forze dell'avversario, non feriscono anche se l'ira persuade, ma quando c'è l'occasione.
Dicono che Pirro, , il più grande precettore della gara ginnica era solito consigliare a coloro che esercitava di non adirarsi; l'ira infatti perturba l'arte e volge lo sguardo soltanto per nuocere.
Pertanto spesso la ragione persuade alla tolleranza, l'ira alla vendetta, e si trascina verso i mali più grandi. L'offesa di una sola parola getta alcuni in esilio, e quelli che non avevano voluto sopportare in silenzio una leggera offesa, sono coperti da gravissimi mali.
(By Maria D.)
Versione tratta da Seneca
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