Numerose matrone romane sono condannate per avvelenamento

Cum primores civitatis similibus morbis eodemque ferme omnes eventu morerentur, ancilla quaedam ad Q. Fabium Maximum aedilem curulem...

Quando i nobili della città morivano per malattie che si assomigliavano e (sottinteso "avendo") quasi tutti con gli stessi sintomi, un'ancella garantì all'edile curule Quinto Fabio Massimo di rivelargli la causa della pandemia, se lui le avesse dato l'assicurazione che la denuncia non le avrebbe portato alcun danno.

Fabio riferì senza indugio ai consoli il fatto (rem), i consoli (lo riferirono) al senato e con il consenso del senato fu confermata la garanzia d'impunità alla rivelatrice (della notizia).

Allora si manifestò (il fatto) che la perfidia di alcune donne affliggeva la città e che delle matrone preparavano quei veleni, e non v'era dubbio che, se avessero voluto seguirle subito, le avrebbero colte in flagrante. Andarono dietro la denunciante, e trovarono alcune matrone che preparavano pozioni al fuoco, e altri veleni nascosti; portatele al foro e fatte chiamare venti matrone, due di esse, Cornelia a Sergia, entrambe patrizie, poiché dichiaravano fermamente che quei medicamenti erano salutari, furono costrette a berli dall'ancella che le aveva denunciate e, ingurgitato il veleno, morirono in conseguenza del loro stesso crimine.

Le loro compagne, arrestate immediatamente, accusarono un gran numero di matrone; centosettanta delle quali furono condannate.

Versione tratta da Livio

Copyright © 2007-2024 SkuolaSprint.it di Anna Maria Di Leo P.I.11973461004 | Tutti i diritti riservati - Vietata ogni riproduzione, anche parziale
web-site powered by many open source software and original software by Jan Janikowski 2010-2024 ©.
All trademarks, components, sourcecode and copyrights are owned by their respective owners.

release check: 2024-03-31 09:21:34 - flow version _RPTC_G1.3