Paura immotivata dei soldati di Marcello
Marcellus, postquam in castra redivit, arbitratus est se contionem saevam...
Marcello, dopo che ritornò nell'accampamento, pensò di tenere un discorso duro e crudele verso i soldati.
Disse: "Ringrazio e lodo gli dèi immortali (faccio lodi e grazie agli dèi immortali), perché il nemico, precipitandovi con tanto timore nella trincea e nelle nostre porte, non attaccò questo stesso accampamento. Che paura, che terrore, che oblio invase gli animi? Certo questi stessi sono quei nemici, che vincendo e seguendo i vinti distruggeste l'estate precedente, che ieri non sopportaste né che facessero un viaggio né che ponessero l'accampamento.
Tralascio quelle cose di cui potete vantarvi. Veramente ieri avete combattuto con esito incerto. Cosa ha apportato questa notte, cosa questo giorno? Le vostre milizie si sono ridotte, o sono aumentate quelle di costoro? Effettivamente non parlo con il mio esercito né con i soldati romani; ci sono soltanto i corpi e le stesse armi. O, se aveste avuto coraggio, il nemico avrebbe visto le vostre schiene? Il nemico si gloriava delle legioni romane ancora distrutte; voi oggi avete consegnato ad Annibale il primo onore dell'esercito messo in fuga". Da ciò nacque il clamore affinché Marcello concedesse venia di quel giorno.
Disse: "Io in verità metterò alla prova i soldati, e vi farò uscire in campo domani [=nel giorno crastino] affinché otterrete come vincitori, piuttosto che come vinti, il perdono che avete chiesto".
(By Cenerentola70)
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