Polifemo innamorato si rivolge a Galatea

Candidior folio nivei ligustri es, Galatea, floridior pratis, procerior longa alno, splendidior vitro, lascivior tenero haedo, gratio sole hiberno et aestiva umbra ...

Candidior folio nivei Galatea ligustri, floridior pratis, longa procerior alno, splendidior vitro, tenero lascivior haedo, levior adsiduo...

"Sei più candida di un candido petalo di ligustro, o Galatea più in fiore di un prato, più slanciata di un ontano svettante, più splendente del cristallo, più gaia di un capretto appena nato, più grata del sole d'inverno e dell'ombra in state, più rinomata della frutta, più visibile di un alto platano, più trasparente del ghiaccio, più dolce dell'uva matura, più morbida delle piume dei cigni, più avvenente dell'orto bagnato.

riguardo a me, tuttavia, più impetuosa di un giovenco, selvaggio, più dura di una vecchia quercia, più infida dell'onda, più insensibile degli scogli, più violenta di un fiume, più superba del pavone, più furiosa del fuoco, più aspra delle spine, ,più ringhiosa dell'orsa, più sorda dei marosi, più spietata di un serpente".

Versione da altro libro

O Galatea, più candida di un candido petalo di ligustro, più in fiore di un prato, più slanciata di un ontano svettante, più splendente del cristallo, più gaia di un capretto appena nato, più liscia di conchiglie levigate dal flusso del mare, più gradevole del sole in inverno, dell'ombra d'estate, più amabile dei frutti, più attraente di un platano eccelso, più luminosa del ghiaccio, più dolce dell'uva matura, più morbida di una piuma di cigno e del latte cagliato, e, se tu non fuggissi, più bella di un orto irriguo; ma ancora, Galatea, più impetuosa di un giovenco selvaggio, più dura di una vecchia quercia, più infida dell'onda, più sgusciante dei virgulti del salice e della vitalba, più insensibile di questi scogli, più violenta di un fiume, più superba del pavone che si gonfia, più furiosa del fuoco, più aspra delle spine, più ringhiosa dell'orsa che allatta, più sorda dei marosi, più spietata di un serpente calpestato, e, cosa che più d'ogni altra vorrei poterti togliere, più veloce, quando fuggi, non solo del cervo incalzato dall'urlo dei latrati, ma del vento che soffia impetuoso!

Ma, se mi conoscessi meglio, ti pentiresti d'esser fuggita e, cercando di trattenermi, condanneresti il tempo perduto. Posseggo una grotta, in una parte del monte, con la volta di roccia viva, dove non si soffre il sole in piena estate o il gelo d'inverno. Ho alberi carichi di frutta e, sui lunghi tralci del vigneto, un'uva che sembra d'oro, e un'altra color porpora: per te le serbo entrambe. Con le tue mani potrai cogliere succose fragole, nate all'ombra dei boschi, corniole in autunno e prugne, non solo quelle violacee dal succo scuro, ma quelle pregiate che sembrano di cera fresca.

Se mi sposerai, non ti mancheranno le castagne, i frutti del corbezzolo: ogni pianta sarà al tuo servizio. Tutto questo bestiame è mio; molto altro vaga per le valli, molto si nasconde nel bosco e molto ancora è chiuso nelle grotte. Se tu me lo chiedessi, non saprei dirtene il numero. Solo i poveri contano le bestie. Sulla loro qualità non pretendo che tu mi creda: vieni sul posto e vedrai da te come a stento stringano tra le zampe poppe così gonfie. E aggiungi i piccoli appena nati, agnelli in tiepidi ovili, capretti della stessa età in altri ovili.

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