Punizione contro le pene eccessive - versione latina lectio

Punizione contro le pene eccessive
Valerio Massimo da Latina lectio

Lucius Domitius, cum Siciliam praetor regeret et provincia adsiduis latrociniis vastaretur, edixerat ne quis telum cuiusvis generis secum haberet....

Lucio Domizio, mentre come pretore amministrava la Sicilia e poiché la provincia era distrutta da continue rapine, aveva proclamato che nessuno avesse (dovesse avere) con sè un’arma di qualunque genere.

Avendogli poi i servi portato un cinghiale di straordinaria grandezza, convocò un pastore, dal quale il cinghiale era stato ucciso, e dopo che interrogandolo scoprì che egli per uccidere il cinghiale aveva usato uno spiedo da caccia, ordinò di crocifiggerlo. Così nel punire gli uomini si esercitò la severità romana; ma neppure nel sottoporre a supplizio le donne si dimostrò più morbida.

Sotto il consolato di Postumio Albino e Marzio Filippo, le matrone, che erano state condannate a causa degli stupri e degli incesti, durante i sacri Baccanali, furono consegnate ai parenti per essere punite dentro le case, e i parenti si occuparono di punirle tutte entro le pareti domestiche. Perciò quanta vergogna le donne comportandosi turpemente, avevano procurato alla nostra città, tanto merito gli uomini, punendole rigorosamente, conseguirono.

La severità di questi ad esigere vendetta era stata suscitata da una grande scelleratezza; al contrario ebbe un motivo molto minore l’ex-console Egnazio, il quale, percuotendola con bastoni, uccise la moglie poiché aveva bevuto del vino.

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