Teorie sulla morte e sulla natura dell'anima (II)

Zenoni Stoico animus ignis videtur. Xenocrates animi figuram et quasi corpus negavit esse ullum, numerum dixit esse, cuius vis, ut iam ante Pythagorae visum erat, in natura maxima esset....

Secondo lo stoico Zenone l'animo è considerato come il fuoco. Senocrate disse che non esisteva la forma dell'animo e percosì dire non c'era alcun corpo, disse che era un numero, la cui forza, come già precedentemente era stata vista da Pitagora, che fosse massima nella natura.

Il suo insegnante Platone immaginò un triplice animo, il cui principio, cioè la ragione, pose nella testa come nella sommità, e volle che fossero sottomesse le due parti, l'ira e il desiderio, che racchiuse nelle sedi: collocò l'ira nel petto, il desiderio al di sotto del diaframma.

Dunque se il cuore o il sangue o il cervello costituisce l'animo, sicuramente, visto che c'è il corpo, si perderà con il restante corpo; se l'anima esiste, forse si disperderà; se è come il fuoco, si estinguerà. Secondo tutti quelli che dissentono nulla può appartenere ad alcuno dopo la morte, parimenti infatti con la vita si perde la sensibilità.

Le opinioni dei restanti sostengono che ci potrebbe essere la speranza che esistano gli animi, essendo usciti dai corpi, giungono in cielo per così dire nel loro domicilio. In verità mi diletta, e vorrei che ciò prima di tutto fosse così, poi, anche se non fosse, vorrei che tuttavia ne fossi persuaso.
(By Maria D. )

Versione tratta da Cicerone, Tusculanae disputatione

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