Tito Quinzio Capitolino appiana le discordie tra patrizi e plebei (II)
Ibi in hanc sententiam locutus est Quinctius: «Etsi nullius noxae conscius sum, tamen summo cum pudore in conspectum vestrum processi....
Lì Quinzio parlò a favore di tale sentenza: "Anche se non sono colpevole di alcun danno, tuttavia con elevatissima vergogna sono avanzato al vostro cospetto.
Mi vergogno di questa cosa cioè che gli Equi e i Volsci sono giunti impunemente armati presso le mura della città di Roma. Se non vi è colpa nei consoli, vi conviene portar via l'impero agli indegni e, se ciò è poco, (vi conviene) reclamare oltre le pene: se è in voi, Quiriti, pentitevi proprio voi soltanto dei vostri peccati.
Tante volte dispersi e messi in fuga da noi, quelli non disprezzarono la vostra ignavia, né confidarono nella propria virtù: la discordia delle classi e le contese tra i patrizi e la plebe sollevarono gli animi. Per la fede degli dèi, cosa desiderate per voi? Desiderate i tribuni della plebe; lo concediamo per la concordia. Avete desiderato i decemviri; tollerammo che fossero eletti.
Voi avete provato disgusto per i decemviri; li abbiamo costretti ad allontanarsi dalla magistratura. Avete voluto eleggere di nuovo i tribuni della plebe; li avete eletti. quale sarà la fine delle discordie? Nessuno respinge il nemico: contro di noi siete uomini, contro di noi siete armati!"
(By Maria D.)
Versione tratta da Livio
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