Un’inconsueta e crudele punizione
Cum Sosipater, vir summo magistratu praeditus Tyndaride, Mercurii statuam mirabilis artis, quae publice in fano servabatur,... hominem innocentem interea perire non oportere. Ita Sosipater de statua Marcelli, cum iam paene obriguisset, vix vivus aufertur.
Poiché Sosipatro, uomo preposto alla somma magistratura in Tindaride, non aveva voluto cedere al pretore Verre una statua di Mercurio di straordinaria maestria che era custodita spese pubbliche in un tempio, Verre ordinò agli ufficiali di arrestarlo e di trascinarlo nudo nel Foro.
L'inverno era al culmine, la temperatura freddissima, la pioggia era considerevole. Tutti credevano che sarebbe avvenuto che il poveretto sarebbe stato massacrato con verghe dei fasci dei littori (=virga), ma Verre ordinò un'altra cosa. Nel centro del Foro vi sono statue equestri tra le quali egli scelse la statua di Caio Marcello.
Ordinò di legare a quella Sosipatro. Il poveretto era afflitto da grandissime sofferenze, perché era legato nudo nella pioggia ed al freddo. E neppure tuttavia arrivava la fine di questa crudeltà, finché il popolo e tutta la folla, che assistevano, spinta dall’atrocità del fatto e dalla misericordia, costrinse con clamore il senato della città ad offrire quella statua a Verre.
Gridava che gli stessi dei immortali avrebbero vendicato la sua ingiuria; che non era giusto che un uomo in nocente perisse. Così Sosipatro quando era quasi irrigidito, venne tolto appena vivo dalla statua di Marcello.
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