Un inganno di Annibale
Hac pugna pugnata, Romam contendit nullo resistente; in propinquis urbi montibus castra posuit....
Combattuta questa battaglia, si affrettò a Roma senza alcuno che resisteva; pose l'accampamento sui monti vicini alla città.
Tenuto qui l'accampamento per pochi giorni, ritornò a Capua, ma il dittatore Q. Fabio Massimo gli si pose dinanzi nel Campo Falerno. Questi, chiuso nella strettoia dei luoghi, di notte senza alcun danno dell'esercito, si trasse d'impaccio e restituì le parole a Fabio, scaltro comandante.
Infatti, sopraggiunta la notte, incendiò dei ramoscelli recisi legate alle corna delle giovenche e lanciò una grande moltitudine di tal genere che vagava qua e là. Gettata contro una visione inaspettata, gettò un grande terrore nell'esercito dei romani; nessun soldato infatti osò allontanarsi dalla trincea.
Non molti giorni dopo tale impresa, Annibale mise in fuga M. Minucio Rufo, maestro dei cavalieri, fatto uscire in battaglia con l'inganno.
(By Maria D. )
Versione tratta da Cornelio Nepote
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