Un racconto su Alessandro

Cum meridiei aestus vehementissime ferveret, Alexander, pulvere ac sudore perfusus, corpus adhuc calidum abluere statuit....

Verso mezzogiorno infervorandosi molto intensamente il calore, Alessandro, impregnato di polvere e sudore, decise di tergere il corpo ancora caldo.

E così, deponendo la veste, si calò nelle gelide acque del fiume sotto lo sguardo dell'esercito in marcia. Entrato a stento, sentì i suoi arti irrigiditi; poi il calore vitale, abbandonando il suo corpo, lo rese quasi senza fiato. I soldati, scorgendo il re pervaso da un pallore mortale e simile a chi sta per emanare l'ultimo respiro, lo estrassero con le mani e lo portarono nella tenda.

Nell'accampamento c'era una grande agitazione e quasi già il lutto i Macedoni piangendo si addoloravano, vedendo che il re era stato strappato molto ingiustamente non dal nemico, ma dal fato. Infatti affermavano che costui era caduto detergendo le membra nel fiume, non combattendo in battaglia. Ripetevano di bocca in bocca (In massa) che l'avevano ucciso non l'esercito dei nemici, non il tragitto per i luoghi deserti, non l'insidia o piuttosto l'impeto delle belve, ma il gelo dell'acqua corrente.

Ma, mentre ogni cosa nell'accampamento risuonava di pianti e lamenti, il re, aprendo placidamente gli occhi, riconobbe gli amici che gli stavano intorno. (by Maria D.)

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