Una meditazione sulla vita e sul timore della morte
Nonne stultissimus tibi videtur qui existimat lucernae peius esse cum exstincta est quam antequam accenditur?...
Non è forse vero che ti sembra molto stolto colui che pensa che per una lucerna è peggio quando si spegne rispetto a prima che viene accesa?
Anche noi siamo estinti e accesi: durante quel tempo di transizione sopportiamo qualcosa, ma prima e dopo la sicurezza è profonda. In questo infatti, mio Lucilio, se non sono tratto in inganno, sbagliamo, per il fatto che giudichiamo che la morte viene dietro, mentre quella precede e sta per incalzare. Qualunque cosa vi fu prima di noi, è la morte.
E non ho smesso di parlare in merito alle esortazioni di tal genere; poi gradatamente quel sospiro, che aveva iniziato ad essere già grosso, fece intervalli maggiori e rallentò. Ma rimase; sento una certa esitazione e indugio di questo. Ricevi per te questo da me: non trepiderò di fronte agli ultimi tempi, ormai sono preparato, non penso nulla durante l'intero giorno. E tu elogia quello e imita colui che non prova dispiacere di morire, giovando (favorendo)
il vivere: che virtù è uscire, essendo gettato via? E perciò il sapiente non è mai gettato via perché l'essere cacciato significa essere respinto da quel luogo donde ti allontani malvolentieri: il saggio non fa nulla malvolentieri; evita la necessità, perché vuole ciò che questa stessa è sul punto di disporre.
(by Maria D.)
Versione tratta da Seneca
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