Una vendetta "sanguinosa"
Cyrus Scythiam ingressus, procul a transmisso flumine castra metatus, eadem instructa vino epulisque deseruit, quasi territus refugisset....
Ciro entrando nella Scizia, misurato l'accampamento lontano dal fiume che era stato attraversato, lo abbandonò provvisto di vino e di vivande, come se fosse fuggito spaventato.
Venuto a sapere ciò la regina inviò un terzo dell'accampamento e il figlio giovinetto, ad inseguire Ciro. Quando entrarono nell'accampamento, i barbari per così dire invitati al banchetto inizialmente furono sopraffatti dall'ubriachezza, poi, ritornando Ciro, furono tutti quanti uccisi con l'adolescente.
Tamiri, perduto l'esercito e il figlio, preferì lavare il dolore di madre e di regina con il sangue dei nemici piuttosto che con le lacrime. Simulò la diffidenza con la disperazione della strage e ritirandosi a poco a poco attirò il nemico superbo in un'insidia. Qui, organizzata tra i monti l'imboscata, distrusse tutte le milizie persiane con lo stesso re, con l'aggiunta dell'ammirazione di questa cosa oltre a tutte le cose, cioè che non sopravvisse neppure un messaggero di una così grande strage.
La regina ordinò che la testa di Ciro fosse gettata in un otre pieno di sangue umano e increpando tre volte non in modo femminile: "Saziati, del sangue di cui ti sei saziato, di cui per trent'anni perseverasti insaziabile".
Versione tratta da Orosio
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