Valerio Corvino

In eo tempore copiae Gallorum ingentes agrum Pomptinum insederant, instruebanturque acies a consulibus de vi ac multitudine hostium satis agentibus....

In quel tempo grandi forze dei Galli avevano invaso la Pontinia e i consoli, preoccupati dal numero e dalla forza dei nemici, schiereranno le proprie truppe in battaglia.

Allora il capo dei Galli, che si distingueva per la corporatura grossa e alta e per il luccicare delle armi dorate, avanzò a grandi passi, e facendo mulinare con la mano l'asta e guardando tutt'intorno con altezzosa superbia, ordinò con aria di disprezzo che avanzasse e si presentasse se v'era qualcuno in tutto l'esercito romano che osasse combattere con lui. Allora il tribuno Valerio, di fronte agli altri che esitavano per timore e vergogna dopo aver chiesto ai consoli che gli consentissero di combattere con quel gallo così vanamente arrogante, si fece innanzi con coraggio e ritegno;

i due combattenti si fan sotto, s'arrestarono e già hanno messo mano alle armi quando avviene un fatto miracoloso: d'improvviso un corvo giunge in volo, si posa sull'elmo del tribuno e poi comincia a colpire il viso e gli occhi dell'avversario; lo sorprende, lo turba, gli graffia le mani con le unghie, lo acceca con lo sbattere delle ali e, quando gli par di avere infierito a sufficienza, ritorna sull'elmo del tribuno.

Allora questi, dinanzi ad ambedue le schiere, facendo assegnamento sul proprio coraggio e sull'aiuto dell'uccello, atterra quel ferocissimo capo dei nemici, lo uccide e per questo fatto assume il cognome di Corvino.

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