Venere e Psiche: storia di una rivalità

Erant olim rex et regina. Hi filiam praecipuae pulchritudinis habebant. Huic puellae Psyche nomen erat....

C'erano una volta un re e una regina. Questi avevano una figlia di particolare bellezza. Questa fanciulla si chiamava Psiche.

Molti cittadini onoravano con pratiche religiose la sua bellezza, immemori di Venere. E così la dea divampò d'ira e, gemendo, disse tali parole al figlio Cupido: "Figlio mio, attribuisci vendetta alla madre: Psiche sia tenuta dal grande amore di un uomo orribile". Ma Cupido, non appena vide Psiche, se ne innamorò all'istante e sposò la dea, ma, per ordine del marito, l'aspetto di Cupido doveva essere sconosciuto alla moglie.

Una notte, in verità, Psiche, curiosa, vide il marito mentre dormiva e si stupì: lo amò immediatamente, ma una stilla dell'olio della lampada cadde sulla spalla del dio e il dolore lo svegliò dal sonno. Allora il dio, dato che Psiche non aveva mantenuto la fiducia, la abbandonò. Quando Venere venne a sapere ciò, punì la misera fanciulla con molte e grandi fatiche, ma alla fine Giove, per pietà verso Cupido, convocò tutte le divinità e annunciò a loro la salita di psiche all'Olimpo e il nuovo matrimonio di quella con cupido. Quello placò anche l'ira di venere con miti parole.
(By Maria D. )

Versione tratta da Apuleio

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