Consigli per vincere Annibale (Versione latino Livio)

Consigli per vincere Annibale
Autore: Livio

In Italia bellum gerimus, in sede ac solo nostro; omnia circa plena civium ac sociorum sunt; armis, viris, equis, commeatibus iuvant...

Si aut collegam, id quod mallem, tu similem, L. Aemili, haberes aut tu collegae tui esses similis, supervacanea esset oratio mea; nam et...

Haec una salutis est via, L. Paule, quam difficilem infestamque cives tibi magis quam hostes facient....

In Italia conduciamo una guerra in sede e sul nostro suolo; tutti i territori intorno sono pieni di cittadini ed alleati; con provviste armi e cavalli aiutano ed aiuteranno, essi già dettero una prova di lealtà ai nostri in situazioni avverse; il tempo e i giorni ci resero migliori più prudenti e più costanti.

Annibale al contrario sta in terre straniere e ostili, tra tutti territori nemici e pericolosi, lontano dalla casa e dalla patria e lui non ha pace né in terra né in mare; nessuna città lo accoglie, nessune mura; non vede niente di proprio in nessun luogo; giorno dopo giorno vive con furia; ha appena la terza parte del suo esercito, che ha fatto attraversare il fiume Ebro; sono più numerosi quelli che muiono per fame di quelli per colpa della spada e a questi pochi il cibo non è in quantità sufficiente. Questa è la sola via di salvezza, Lucio Paolo, che i cittadini più che i nemici ti renderanno più difficile e pericolosa. "
«Lucio Emilio se tu avessi un collega (questa sarebbe l'evenienza preferibile) che condivide il tuo atteggiamento, oppure se fossi tu ad essere simile al tuo collega, le mie parole sarebbero del tutto inutili. Infatti se foste due abili consoli non servirebbero le mie parole a farvi compiere ogni cosa nell'interesse della repubblica e nel segno della vostra lealtà. Se invece foste cattivi consoli, le mie parole non riuscirebbero a raggiungere le vostre orecchie e i miei consigli le vostre intelligenze. Ora io guardo il tuo collega e te: solo con te penso che valga la pena di parlare perché vedo che invano tu ti comporterai da uomo e cittadino valoroso, se avranno lo stesso diritto e lo stesso peso i progetti buoni e quelli cattivi, visto che la repubblica si dimostra claudicante ad una gamba. Apri gli occhi, Lucio Paolo, e renditi conto che dovrai combattere contro Terenzio non meno che contro Annibale. E non so se recherà più danni l'opposizione di questo avversario o quella di quel nemico: con Annibale dovrai combattere soltanto sul campo di battaglia, con Terenzio ovunque e in ogni momento; e mentre tu dovrai combattere Annibale e le sue legioni con i tuoi cavalieri e i tuoi fanti, Varrone guiderà i tuoi soldati a combattere contro di te.
Anche per non attirarti cattivi presagi, dimentica quanto è successo a Gaio Flaminio. Quello, tuttavia, ha dato segni di pazzia quando già era console, quando era nella zona di operazioni lui assegnata, presso il suo esercito; Varrone, ancor prima di presentare la sua candidatura al consolato, poi durante la campagna elettorale, e ora che è console si dimostra un pazzo: e deve ancora vedere il nemico o gli accampamenti!

E uno che, riempiendosi la bocca di battaglie e di eserciti schierati, alza un così gran polverone tra i cittadini, cosa mai pensi che combinerà tra giovani in armi e dove i fatti seguono immediatamente alle parole? Se, come ha detto enunciando le sue intenzioni, combatterà subito o io non conosco l'arte militare, e questo genere di guerra e questo nemico o sarà un altro luogo a diventare più famoso del Trasimeno grazie ad un disastro romano. Ma non è il caso che io mi vanti davanti a te soltanto e d'altra parte è vero che io ho ecceduto più nel disprezzare la gloria che nell'andarmela a cercare. Ma le cose stanno così: c'è un solo modo razionale di combattere contro Annibale, proprio quello che ho attuato io. E non è solo il successo che insegna ciò (il successo è il maestro degli stolti!) ma la strategia razionale che è stata e sarà immutabile, finché persisteranno le stesse condizioni. Questa guerra la stiamo conducendo in Italia, nella nostra sede e sulla nostra terra; abbiamo, tutto intorno a noi, cittadini e alleati che ci sostengono e ci sosterranno con armi, uomini, cavalli, vettovaglie. Già ci hanno dato questa prova di fedeltà in momenti per noi difficili. Le diverse situazioni e lo scorrere dei giorni ci hanno migliorato, ci hanno reso più prudenti e determinati. Annibale invece si trova in una terra straniera ed ostile, dove tutto gli è nemico e sfavorevole, lontano da casa e dalla patria; non ha pace né per terra né per mare; non trova una città, non trova una cinta di mura disposta ad accoglierlo. Egli non vede nulla di suo da nessuna parte e vive, giorno dopo giorno, di rapine. Non gli rimane nemmeno una terza parte di quell'esercito che ha condotto al di là dell'Ebro; ha avuto più perdite per la fame che per la guerra e quello che possiede da mangiare non gli basta nemmeno per quei pochi superstiti. Non devi aver dubbi: è temporeggiando che lo possiamo battere, lui che si indebolisce di giorno in giorno, che non ha viveri, che non ha rimpiazzi, che non ha denaro! Da quanto tempo se ne sta davanti alle mura di Gereonio, povera città dell'Apulia, come se fossero le mura di Cartagine!

Ma non voglio continuare a gloriarmi davanti a te: considera in che modo Servilio e Atilio, i consoli dello scorso anno, si sono presi gioco di lui.
Lucio Paolo, questa è l'univa via di salvezza e a rendertela difficile e impraticabile provvederanno i cittadini più ancora dei nemici. La stessa cosa vorranno i tuoi soldati ma anche i soldati nemici, la stessa cosa brameranno Varrone, il console romano, e Annibale, il condottiero cartaginese. È necessario che tu da solo, sappia opporre resistenza a due comandanti. E resisterai se saprai opporti con sufficiente fermezza alle dicerie e alle chiacchiere della gente, se non ti turberanno né l'immeritata gloria del tuo collega né le false accuse che ti verranno fatte. Come si suoI dire, la verità è destinata a soffrire, ma non si estingue mai e chi disprezzerà la gloria senza fondamento, riceverà la gloria autentica. Lascia pure che chiamino paura la tua cautela, impaccio la tua riflessività, viltà la tua perizia. lo preferisco che ti tema il nemico intelligente, non che ti lodi il cittadino stupido. Se ti imbarcherai in ogni possibile tentativo, Annibale ti disprezzerà, se non ti lascerai mai prendere la mano ti temerà. Guarda che io non sono qui a consigliarti l'inazione, ma un comportamento razionale e mai affidato alla fortuna; devi essere sempre padrone di te stesso e di tutte le tue azioni; devi stare sempre in armi e pronto a combattere; non devi venir meno all'occasione che ti si offrirà e devi stare attento a non concedere al nemico la sua occasione. Per chi non agisce d'impulso ogni cosa è chiara e sicura; la fretta è sconsiderata e cieca».

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