Le forche caudine (versione di latino di livio)

Le forche caudine
Autore: Livio
Parte I

Consules profecti ad Pontium in conloquium, cum de foedere uictor agitaret, negarunt iniussu populi foedus fieri posse nec sine fetialibus caerimoniaque alia sollemni.

Itaque non, ut uolgo credunt Claudiusque etiam scribit, foedere pax Caudina sed per sponsionem facta est. Quid enim aut sponsoribus in foedere opus esset aut obsidibus, ubi precatione res transigitur, per quem populum fiat quo minus legibus dictis stetur, ut eum ita Iuppiter feriat quemadmodum a fetialibus porcus feriatur? spoponderunt consules, legati, quaestores, tribuni militum, nominaque omnium qui spoponderunt exstant, ubi, si ex foedere acta res esset, praeterquam duorum fetialium non exstarent; et propter necessariam foederis dilationem obsides etiam sescenti equites imperati, qui capite luerent, si pacto non staretur. Tempus inde statutum tradendis obsidibus exercituque inermi mittendo.
Parte II
Redintegrauit luctum in castris consulum aduentus, ut uix ab iis abstinerent manus, quorum temeritate in eum locum deducti essent, quorum ignauia foedius inde quam uenissent abituri: illis non ducem locorum, non exploratorem fuisse; beluarum modo caecos in foueam missos. Alii alios intueri; contemplari arma mox tradenda et inermes futuras dextras obnoxiaque corpora hosti; proponere sibimet ipsi ante oculos iugum hostile et ludibria uictoris et uoltus superbos et per armatos inermium iter, inde foedi agminis miserabilem uiam per sociorum urbes, reditum in patriam ad parentes, quo saepe ipsi maioresque eorum triumphantes uenissent: se solos sine uolnere, sine ferro, sine acie uictos; sibi non stringere licuisse gladios, non manum cum hoste conferre; sibi nequiquam arma, nequiquam uires, nequiquam animos datos. Haec frementibus hora fatalis ignominiae aduenit, omnia tristiora experiundo factura quam quae praeceperant animis. Iam primum cum singulis uestimentis inermes extra uallum exire iussi; et primi traditi obsides atque in custodiam abducti. Tum a consulibus abire lictores iussi paludamentaque detracta; tantam inter eos qui paulo ante [eos] exsecrantes dedendos lacerandosque censuerant miserationem fecit, ut suae quisque condicionis oblitus ab illa deformatione tantae maiestatis uelut ab nefando spectaculo auerteret oculos.


I consoli, essendo venuti a colloquio con Ponzio, mentre il vincitore voleva stipulare un trattato di pace, replicarono che il trattato non poteva essere stipulato senza il consenso del popolo, senza i feziali e il resto del consueto rituale. Per questo la pace di Caudio non fu stipulata con regolare trattato - come abitualmente si crede e come anche scrive Claudio -, ma tramite una garanzia personale. Infatti che bisogno ci sarebbe stato, per un trattato, di garanti e di ostaggi, visto che in quel caso l'accordo è stipulato dall'invocazione che Giove colpisca quel popolo venuto meno alle condizioni sancite, così come il maiale viene colpito dai feziali? Garanti si fecero i consoli, i luogotenenti, i questori, i tribuni militari, e ci restano i nomi di tutti coloro che sottoscrissero l'impegno (mentre rimarrebbero solo i nomi dei due feziali, nel caso fosse stato stipulato un vero e proprio trattato). Inoltre, per l'inevitabile rinvio del trattato, fu imposta la consegna di 600 cavalieri in qualità di ostaggi, destinati a pagare con la propria vita se i patti venivano violati. Fu poi fissato il termine per consegnare gli ostaggi e per lasciare libero l'esercito disarmato. Il rientro dei consoli rinnovò il dolore all'interno del-l'accampamento, e i soldati si trattennero a stento dallo scagliarsi addosso a quanti, per la loro imprudenza, li avevano trascinati in quel luogo: per la cui ignavia erano adesso costretti a uscirne in maniera ancora più infamante di come vi erano entrati; non erano ricorsi a una guida pratica della zona, né avevano effettuato ricognizioni, lasciandosi spingere alla cieca dentro una fossa come tante bestie selvatiche. Si guardavano gli uni con gli altri, osservavano le armi che presto avrebbero dovuto consegnare, le mani destinate a essere disarmate, i corpi soggetti alla volontà del nemico:

avevano già di fronte agli occhi il giogo nemico, la derisione, gli sguardi arroganti dei vincitori, il passaggio senza armi in mezzo a uomini armati e ancora la mesta marcia dell'esercito disonorato attraverso le città alleate, il ritorno dai genitori in patria, là dove spesso essi stessi e i loro antenati erano rientrati in trionfo. Solo loro erano stati sconfitti senza subire ferite, senza armi, senza combattere; a loro non era stato concesso né di sguainare le spade né di scontrarsi in battaglia col nemico; a loro era stato infuso invano il coraggio. Mentre mormoravano queste cose, arrivò l'ora fatale dell'ignominia, destinata a rendere tutto, alla prova dei fatti, ancora più doloroso di quanto non avessero immaginato. In un primo tempo ricevettero disposizione di uscire dalla trincea senza armi, con addosso un'unica veste. I primi a essere consegnati e incarcerati furono gli ostaggi. Poi fu ingiunto ai littori di scostarsi dai consoli, cui fu invece tolta la mantella da generali: spettacolo questo che suscitò così grande compassione anche tra quanti poco prima si erano scagliati contro i consoli proponendo di consegnarli al nemico e di farli a pezzi, che ciascuno dei presenti, dimentico della propria sorte, distolse lo sguardo da quella profanazione di una simile autorità, come dalla vista di qualcosa di abominevole.

Altra versione stesso titolo

Titus Veturius et Spurius Postumius consules, qui bellum adversum Samnitas gesturi erant, a Pontio Telesino, duce hostium, in insidias inducti sunt. Nam ille simulatos transfugas misit qui Romanis dicerent Luceriam Apulam a Samnitibus obsideri, quo duo itinera ducebant, aliud longius et tutius, aliud brevius et periculosius.

Festinatio iter brevius eligit; itaque Pontius, cum insidias statuisset (qui locus furculae Caudinae vocatur), patrem accivit et rogavit quid faciendum esset. Ille dixit omnes Romanos occidendos esse ut eorum vires frangerentur aut omnes dimittendos ut beneficio obligarentur. Utroque improbato consilio, Pontius omnes sub iugum misit, icto foedere quod a Romanis postea improbatum est. Postumius, Samnitibus deditus, non receptus est in urbem!<

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I consoli Tito Veturio e Spurio Postumio, i quali erano sul punto di guerreggiare contro i Sanniti, da Ponzio Telesio, comandante dei nemici, furoro condotti ad un agguato. Difatti egli mandò falsi disertori i quali dicessero ai Romani che Lucera Apula veniva assediata dai Sanniti, in questo luogo conducevano due percorsi, uno più lungo e più sicuro, l’altro più breve e più pericoloso. L’impazienza fece sceglire il percorso più breve. Pertanto Ponzio, avendo fissato l’agguato (quel luogo si chiama Forche Caudine) mandò a chiamare il padre e chiese che cosa dovesse fare. Egli disse di dover uccidere tutti i Romani per stroncare le loro truppe oppure che tutti si dovessero lasciare andare perché si legassero a sé con un beneficio.

Disapprovato l’uno e l’altro consiglio, Ponzio condusse tutti sotto il gioco, avendo stipulato un patto che poi dai Romani fu disapprovato. Postumio, consegnatosi ai Sanniti, non fu accolto in città!

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