L'usura a Roma (versione di Livio)

L'usura a Roma
Autore: Livio
Templum latinitatis n. 207 pag. 247

Eo anno plebi Romanae uelut aliud initium libertatis factum est quod necti desierunt; mutatum autem ius ob unius feneratoris simul libidinem, simul crudelitatem insignem....

Quell'anno fu per la plebe romana quasi l'inizio di una nuova libertà, perché si cessò di imprigionare la gente per debiti.

Il cambiamento fu dovuto alla smodata bramosia e insieme alla crudeltà di un unico usuraio, Lucio Papirio, cui si era dato in schiavitù Gaio Publilio a causa di un debito contratto dal padre. L'età e la bellezza del giovane, qualità che avrebbero potuto suscitare la misericordia del creditore, lo infiammarono alla libidine e all'oltraggio.

E considerando il fiore della sua giovinezza come un ulteriore compenso al credito, sulle prime tentò di adescare il ragazzo con proposte oscene. Poi, dato che il giovane rifiutava di prestare orecchio all'infame profferta, prese a intimidirlo con minacce e a ricordargli ripetutamente la sua condizione.

Alla fine, quando si rese conto che il ragazzo dava maggiore importanza alla sua libera origine che allo stato presente, ordinò di denudarlo e di farlo fustigare.

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