Tullio sbaraglia l'esercito di Veio e Fidene (Versione Latino Livio)

Tullio sbaraglia l'esercito di Veio e Fidene
Autore: Livio

Cum Fidenae aperte descissent, Tullus Mettio exercituque eius ab Alba accito contra hostes ducit....

Quando Fidene si ribellò senza mezzi termini, Tullo convocò Mezio e le sue truppe da Alba e mosse contro il nemico.

Attraversato l'Aniene, si accampa alla confluenza dei due fiumi. Invece l'esercito dei Veienti aveva guadato il Tevere in un punto tra quella zona e Fidene. Lo schieramento per la battaglia era questo: all'ala destra, lungo il fiume, i Veienti, mentre alla sinistra, verso le montagne, i Fidenati. Tullo dirige i suoi contro quelli di Veio e piazza gli Albani a fronteggiare i Fidenati. Il coraggio e la lealtà non erano il punto forte del generale albano. Non osando quindi né tenere la posizione né disertare apertamente, prese ad avvicinarsi a poco a poco alla montagna. Quando ritenne di esservisi avvicinato a sufficienza, ancora incerto sul da farsi, fece spiegare le sue forze per guadagnare un pò di tempo. Il suo piano era questo: scendere in campo dalla parte di chi stava avendo la meglio. I Romani che si trovavano più vicini, quando si resero conto di avere i fianchi scoperti per la ritirata degli alleati, rimasero annichiliti. Allora un cavaliere partì al galoppo e andò a riferire al re dell ritirata albana in corso.

Tullo, nel pieno della crisi, fa voto di creare dodici Salii e di innalzare dei santuari al Pallore e al Panico. Interpellando il cavaliere ad alta voce, in maniera da poter essere sentito dal nemico, gli ingiunge di tornare in prima linea. Non c'era motivo di panico. Lui stesso aveva ordinato alle truppe di Alba quella manovra di accerchiamento per prendere da dietro i fianchi scoperti dei Fidenati. Fa inoltre ordinare alla cavalleria di alzare le lance. Con questa mossa riuscì a nascondere a parte della fanteria romana la manovra di ripiegamento delle truppe albane. Chi se n'era reso conto si fidò di quel che aveva sentito dal re e si buttò con più foga nella mischia. Il terrore passò così dalla parte dei nemici, sia perché avevano sentito la frase pronunciata ad alta voce dal re, sia perché gran parte dei Fidenati, avendo avuto tra di loro dei Romani come coloni, sapevano il latino.

Quindi, per evitare che un'improvvisa calata degli Albani dal fianco del monte chiudesse loro la strada in direzione della città, tornarono indietro. Tullo li insegue e, sbaragliata l'ala dei Fidenati, rinviene con più impeto su quella dei Veienti, demoralizzati dal panico degli alleati. Anch'essi evitarono lo scontro ma non riuscirono a fuggire alla spicciolata perché si trovarono l'ostacolo del fiume alle spalle. Quando arrivarono lì, alcuni, gettando ignominiosamente le armi, si buttavano in acqua alla cieca, altri, attardatisi sulla riva, nell'indecisione tra il fuggire e il combattere, si facevano uccidere. In nessuna battaglia precedente i Romani versarono così tanto sangue.

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