Maturità 2005 - Caso e necessità
Maturità Classica 2005
Sed mihi haec ac talia audienti in incerto iudicium est fatone res mortalium et necessitate immutabili an forte volvantur.
Quippe sapientissimos veterum quique sectam eorum aemulantur diversos reperies, ac multis insitam opinionem non initia nostri, non finem, non denique homines dis curae; ideo creberrime tristia in bonos, laeta apud deteriores esse. Contra alii fatum quidem congruere rebus putant, sed non e vagis stellis, verum apud principia et nexus naturalium causarum;
ac tamen electionem vitae nobis relinquunt, quam ubi elegeris, certum imminentium ordinem. Neque mala vel bona quae vulgus putet: multos qui conflictari adversis videantur beatos, at plerosque quamquam magnas per opes miserrimos, si illi gravem fortunam constanter tolerent, hi prospera inconsulte utantur.
Ceterum plurimis mortalium non eximitur quin primo cuiusque ortu ventura destinentur, sed quaedam secus quam dicta sint cadere fallaciis ignara dicentium: ita corrumpi fidem artis cuius clara documenta et antiqua aetas et nostra tulerit.
Quando sento parlare di questi e di altri episodi del genere, mi domando se le vicende umane si svolgono secondo il volere del destino e secondo una legge immutabile, oppure a caso.
Si osserverà infatti che i più famosi filosofi antichi, e quelli che ne seguono la dottrina, hanno opposte opinioni; molti di essi sono fermamente convinti che gli dei non si occupino della nostra nascita e della nostra morte, di noi uomini, insomma; per cui molto spesso la sventura colpisce i buoni e la fortuna tocca ai malvagi. Altri, al contrario, pensano che le vicende umane dipendano dal destino, non certamente per influsso del corso degli astri, ma in rapporto alle cause prime e alle loro naturali conseguenze;
tuttavia concedono che sia libera la nostra scelta di vita ma, una volta fatta la scelta, è certo il corso delle conseguenze che ne derivano. D'altra parte, il bene e il male non sono quelli che comunemente si crede: molti, che sembrano sempre in lotta con le avversità, sono perfettamente felici, mentre i più, pur in mezzo alla prosperità, sono molto infelici, se è vero che i primi affrontano con fermezza le avversità, mentre gli altri non sanno gestire con saggezza la loro opulenza.
Del resto, la maggior parte dei mortali non ha dubbi che il destino di ciascuno sia stabilito fin dalla nascita, ma che certi casi si risolvano in modo diverso da come era stato predetto per i raggiri di chi dice quel che non sa; così si scredita un'arte che ha fornito esempi luminosi nell'antichità come ai tempi nostri.