Maturità 2003 - Il lento cammino della conoscenza
Maturità classica 2003
Multa sunt quae esse concedimus;
qualia sunt? ignoramus. Habere nos animum, cuius imperio et impellimur et revocamur, omnes fatebuntur; quid tamen sit animus ille rector dominusque nostri, non magis tibi quisquam expediet quam ubi sit. Alius illum dicet spiritum esse, alius concentum quendam, alius vim divinam et dei partem, alius tenuissimum animae, alius incorporalem potentiam; non deerit qui sanguinem dicat, qui calorem. Adeo animo non potest liquere de ceteris rebus ut adhuc ipse se quaerat.
Quid ergo miramur cometas, tam rarum mundi spectaculum, nondum teneri legibus certis nec initia illorum finesque notescere, quorum ex ingentibus intervallis recursus est? Nondum sunt anni mille quingenti ex quo Graecia stellis numeros et nomina fecit, multaeque hodie sunt gentes quae facie tantum noverunt caelum, quae nondum sciunt cur luna deficiat, quare obumbretur.
Haec apud nos quoque nuper ratio ad certum perduxit. Veniet tempus quo ista quae nunc latent in lucem dies extrahat et longioris aevi diligentia. Ad inquisitionem tantorum aetas una non sufficit, ut tota caelo vacet; quid quod tam paucos annos inter studia ac vitia non aequa portione dividimus? Itaque per successiones ista longas explicabuntur. Veniet tempus quo posteri nostri tam aperta nos nescisse mirentur.
Molte sono le cose di cui constatiamo l'esistenza;
ma come sono? Non lo sappiamo. Che noi abbiamo un'anima, che ci spinge o ci frena lo ammettono tutti, ma nessuno ti spiegherà che cosa sia, non più che dove sia, quest'anima che di guida e ci governa. Uno dice che è un soffio, un altro che è un'armonia, un altro una forza divina e una parte di un dio, un altro la parte più sottile dello spirito vitale, un altro una forza immateriale; non manca neppure chi la dice un sangue, chi un calore. Tanto per l'animo è impossibile far luce sulle altre cose che ancora discute di se stesso. Perché allora ci stupiamo che le comete, spettacolo tanto raro nel mondo, non seguano ancora leggi ben definite e non siano risaputi il loro inizio e la loro fine, il ritorno dei quali viene a lunghi intervalli?
Non sono ancora mille e cinquecento anni da quando la Grecia fissò il numero e il nome per le stelle, e ancora oggi ci sono molti popoli che conoscono il cielo solo nel suo aspetto, che non ancora sanno perché la luna vada in eclisse, perché entri in ombra. Anche per noi tutte queste cose sono state chiarite dalla ragione da poco tempo. Tempo verrà in cui il giorno e la diligente indagine di un più lungo tempo ci chiariranno codeste cose ora non chiare. Per lo studio di cose tanto grandi non basta una sola generazione, benché tutta si dedichi allo studio del cielo: che (dire poi), visto che noi dividiamo sproporzionatamente che i nostri così pochi anni tra gli studi e i vizi? Dunque tutte queste cose si chiariranno attraverso lunghe successioni. Verrà il tempo in cui i nostri posteri si meraviglieranno che noi abbiamo ignorato cose tanto chiare.