Alessandro distrugge la città di Tebe

Alessandro distrugge la città di Tebe versione greco

Προσμείξας δὲ ταῖς Θήβαις καὶ διδοὺς ἔτι τῶν πεπραγμένων μετάνοιαν, ἐξῄτει Φοίνικα καὶ Προθύτην καὶ τοῖς μεταβαλλομένοις πρὸς αὐτὸν ἄδειαν ἐκήρυττε....

Arrivato a Tebe, nella speranza che il popolo si ravvedesse, chiese che gli fossero consegnati Fenice e Protite, assicurando che non avrebbe punito chi fosse passato dalla sua parte.

A loro volta i Tebani gli chiesero di consegnare i generali Pilota e Antipatro e a mezzo di un banditore invitarono tutti quelli che volevano liberare la Grecia a schierarsi al loro fianco. Allora Alessandro attaccò.

I Tebani vendettero cara la propria pelle, combattendo strenuamente con uno slancio superiore alle loro forze, poiché i nemici erano di gran lunga più numerosi. Ma quando i presìdi dei Macedoni, lasciata la rocca Cadmea, li colsero alle spalle, si trovarono intrappolati: la maggior parte caddero in battaglia e la città fu presa, saccheggiata e distrutta.

Alessandro sperava che i Greci, spaventati da un tale evento, se ne sarebbero stati buoni buoni, e ora, a fatto compiuto, cercava di giustificarsi dicendo che aveva preso quella decisione in seguito alle lamentele e alle accuse, mosse ai Tebani dagli alleati, i Focesi e i Plateesi.

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