L'Apologo di Menenio Agrippa - Plutarco

Traduzione da vari libri di testo

Συνιούσης δὲ περὶ τούτων πολλάκις ἐν ὀλίγῳ χρόνῳ τῆς βουλῆς καὶ μηδὲν τέλος ἐκφερούσης, συστάντες οἱ πένητες ἄφνω καὶ παρακαλέσαντες...

Il senato si riunì diverse volte nel giro di poco tempo per discutere la faccenda, senza però raggiungere alcuna soluzione.

I poveri dunque, all'improvviso, fecero fronte unico e incoraggiatisi reciprocamente lasciarono la città. Presero possesso di un monte, che ora si chiama Sacro, e si stabilirono presso il fiume Aniene. Non commisero atti violenti o sediziosi, ma gridavano a gran voce di essere stati da tempo cacciati dalla città dai ricchi, e che l'Italia avrebbe offerto loro ovunque aria, acqua e terra per le loro tombe, 2 lo stesso che avrebbero avuto abitando a Roma, ma senza dover essere feriti e morire combattendo per i ricchi. Il senato impaurito dalla situazione mandò sul luogo i senatori più ragionevoli e democratici.

Menenio Agrippa fece da portavoce. Dopo aver pregato a lungo il popolo e parlato francamente a favore del senato, concluse il suo discorso con una favola in seguito diventata famosa. Raccontò che una volta tutte le membra del corpo umano si erano ribellate contro il ventre, e l'avevano accusato di essere l'unica componente oziosa, non partecipe del lavoro comune, mentre le altre dovevano sopportare grandi fatiche e prestare i propri servizi per soddisfare i suoi appetiti. Ma il ventre rise per la loro dabbenaggine, perché ignoravano che egli prendeva in sé tutto il nutrimento ma solo per rimandarlo indietro e distribuirlo a tutte le altre membra.

«È questo», disse, «il discorso che vi fa il senato, o cittadini: là vengono prese in esame con la dovuta cura e attenzione le proposte e gli atti concreti e viene quindi portato a tutti voi e distribuito quanto è utile e vantaggioso». A questo punto avvenne una riconciliazione

Traduzione dal libro Alfa beta grammata

Προηγόρει δὲ Μενήνιος Ἀγρίππας, καὶ πολλὰ μὲν τοῦ δήμου δεόμενος, πολλὰ δ’ ὑπὲρ τῆς βουλῆς παρρησιαζόμενος, τελευτῶντι τῷ λόγῳ περιῆλθεν εἰς σχῆμα μύθου διαμνημονευόμενον....

Parlò (προηγόρει) poi Menenio Agrippa, sia pregando (δεόμενος) molto il popolo, sia dicendo molte schiette parole (παρρησιαζόμενος) in favore del senato, e alla fine del discorso (mentre il discorso finiva) (τελευτῶντι τῷ λόγῳ) giunse (περιῆλθεν) a quella forma di favola che viene ricordata (διαμνημονευόμενον).

Disse (Ἔφη) che tutte le membra dell’uomo si erano ribellate (στασιάσαι) contro lo stomaco e lo accusavano (κατηγορεῖν), perché secondo loro stava nel corpo (ὡς… καθεζομένης ἐν τῷ σώματι), solo esso (μόνης), inoperoso e senza dare consigli (ἀσυμβόλου), mentre gli altri affrontavano (τῶν δ’ ἄλλων.

. ὑπομενόντων) grandi fatiche e incombenze per i suoi appetiti; e che lo stomaco derideva (τὴν δὲ γαστέρα… καταγελᾶν) le altre membra per la loro ingenuità, perché ignoravano (ἀγνοούντων) che veramente (μὲν) lo stomaco riceve (ὑπολαμβάνει) in sé tutto il cibo, ma che a sua volta lo rimanda e lo distribuisce alle altre parti.

E disse: «Questo è dunque anche il discorso del senato, o cittadini, nei vostri confronti; infatti le decisioni e le azioni (τὰ …βουλεύματα καὶ πράγματα) che lì ottengono (τυγχάνοντα) la conveniente disposizione apportano e distribuiscono a tutti voi utilità e vantaggio».

Analisi del periodo della versione di alba beta grammata

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