Catilina ai soldati il giorno prima della battaglia - Versione Sallustio
Catilina ai soldati il giorno prima della battaglia
Autore: Sallustio
Catilina, postquam videt montibus atque copiis hostium sese clausum, in urbe res advorsas, neque fugae neque praesidi ullam spem, optumum factu ratus in tali re fortunam belli temptare, statuit cum Antonio quam primum confligere.
Itaque contione advocata huiusce modi orationem habuit: "Compertum ego habeo, milites, verba virtutem non addere neque ex ignavo strenuum neque fortem ex timido exercitum oratione imperatoris fieri. Quanta cuiusque animo audacia natura aut moribus inest, tanta in bello patere solet. Quem neque gloria neque pericula excitant, nequiquam hortere: timor animi auribus officit. Sed ego vos, quo pauca monerem, advocavi, simul uti causam mei consili aperirem. Scitis equidem, milites, socordia atque ignavia Lentuli quantam ipsi nobisque cladem attulerit quoque modo, dum ex urbe praesidia opperior, in Galliam proficisci nequiverim. Nunc vero quo loco res nostrae sint, iuxta mecum omnes intellegitis. Exercitus hostium duo, unus ab urbe, alter a Gallia obstant; diutius in his locis esse, si maxume animus ferat, frumenti atque aliarum rerum egestas prohibet; quocumque ire placet, ferro iter aperiundum est. Quapropter vos moneo, uti forti atque parato animo sitis et, cum proelium inbitis, memineritis vos divitias, decus, gloriam, praeterea libertatem atque patriam in dextris vostris portare. Si vincimus, omnia nobis tuta erunt: commeatus abunde, municipia atque coloniae patebunt; si metu cesserimus, eadem illa advorsa fient, neque locus neque amicus quisquam teget, quem arma non texerint. Praeterea, milites, non eadem nobis et illis necessitudo inpendet: nos pro patria, pro libertate, pro vita certamus, illis supervacaneum est pugnare pro potentia paucorum. Quo audacius aggredimini memores pristinae virtutis! Licuit vobis cum summa turpitudine in exsilio aetatem agere, potuistis nonnulli Romae amissis bonis alienas opes exspectare: quia illa foeda atque intoleranda viris videbantur, haec sequi decrevistis.
Si haec relinquere voltis, audacia opus est; nemo nisi victor pace bellum mutavit. Nam in fuga salutem sperare, cum arma, quibus corpus tegitur, ab hostibus avorteris, ea vero dementia est. Semper in proelio iis maxumum est periculum, qui maxume timent; audacia pro muro habetur.
Catilina, vistosi (lett. visto se stesso) serrato tra i monti e le truppe del nemico, il rovescio patito in città e nessuna speranza di fuga né di aiuto, stimando la cosa più degna da farsi il tentare la sorte della guerra, stabilì di scontrarsi al più presto con Antonio. Pertanto, riunita l'assemblea dei soldati parlò loro così: «So bene, soldati, che le parole non donano il coraggio, e che nessun esercito da ignavo diventa strenuo, né forte da timoroso per un discorso del comandante. Quanta audacia è nell'animo di ciascuno per natura o per indole, tanta suole rivelarsi in guerra. Si esorterebbe invano chi non è infiammato né dalla gloria né dai rischi; la paura gli occlude le orecchie. Ma io vi ho chiamati per darvi brevi consigli e insieme per svelarvi la ragione della mia scelta. «Sapete certamente, soldati, quanta rovina ci abbia arrecato la mollezza e la viltà di Lentulo, e in qual modo l'attesa dei rinforzi dalla città m'ha impedito di marciare verso la Gallia. E ora in quale situazione ci troviamo lo comprendete tutti come me. Ci si oppongono due eserciti nemici, uno dalla città, uno dalla Gallia. Rimanere più a lungo in questi luoghi, anche se l'animo lo sopportasse, ci è impedito dalla mancanza di frumento e di altro. Dovunque vogliamo andare dobbiamo aprirci la via con il ferro. Perciò vi esorto ad essere di animo strenuo e pronto a tutto, e quando entrerete in battaglia, ricordate che avete in pugno la ricchezza, l'onore, la gloria e inoltre la libertà e la patria.
Se vinciamo, tutto sarà sicuro per noi: avremo viveri in abbondanza, i municipi e le colonie ci apriranno le porte. Ma se cederemo alla paura, tutte quelle stesse cose ci si faranno avverse, né vi sarà luogo o amico che protegga chi non sarà stato difeso dalle sue armi. Inoltre, soldati noi e loro non siamo sovrastati dalla stessa necessità; noi lottiamo per la patria, per la libertà, per la vita, per essi è un sovrappiù il combattere per la potenza di pochi. Perciò con maggiore slancio assaliteli, memori dell'antico valore. Avreste potuto trascorrere in esilio la vita con sommo disdoro; alcuni, persi i loro beni avrebbero potuto sperare di vivere a Roma della liberalità altrui. Ma poiché ciò sembrava turpe e intollerabile per dei veri uomini, sceglieste di affrontare questo pericolo. Se volete uscirne, c'è bisogno di audacia, nessuno, se non vincitore, poté mutare la guerra nella pace. Infatti, sperare salvezza nella fuga, quando hai sviato dal nemico le armi che ti proteggono le membra, è pura follia. Sempre, in battaglia, è più grave il pericolo per coloro che hanno il maggior timore; l'audacia è un baluardo.
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