la debolezza della plebe e il declino morale della nobiltà (Versione Sallustio)

La debolezza della plebe e il declino morale della nobiltà

Paucorum arbitrio belli domique agitabatur; penes eosdem aerarium prouinciae magistratus gloriae triumphique erant; populus militia atque inopia urgebatur; praedas bellicas imperatores cum paucis diripiebant: interea parentes aut parui liberi militum, uti quisque potentiori confinis erat, sedibus pellebantur.

Ita cum potentia auaritia sine modo modestiaque invadere, polluere et vastare omnia, nihil pensi neque sancti habere, quoad semet ipsa praecipitauit. Nam ubi primum ex nobilitate reperti sunt, qui veram gloriam iniustae potentiae anteponerent, moveri civitas et dissensio civilis quasi permixtio terrae oriri coepit.


In pace e in guerra si viveva secondo l'arbitrio di pochi; nelle loro mani erano erario, province, magistrature, onori e trionfi. Il popolo era oppresso dal servizio militare e dalla povertà, mentre i condottieri dividevano il bottino con pochi altri. 8 Intanto i padri e i figli piccoli dei soldati, se per caso era loro confinante uno più potente, venivano cacciati dalle loro terre. Così l'avidità, assecondata dal potere, cominciò a propagarsi ovunque, senza modo né misura, portando con sé corruzione e distruzione e non avendo rispetto né timore religioso, finché precipitò in rovina da sola.

Infatti, non appena emersero dalla fazione dei nobili alcuni uomini che preferivano la gloria a una ingiusta potenza, la città si scosse e la lotta civile si scatenò come un terremoto

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