Alessandro Magno e la cittadinanza corinzia (versione SENECA)

Alessandro Magno e la cittadinanza corinzia
Autore: Seneca
Primus Liber vol. c / Nova Mente

Alexandro Macedoni cum, victor Orientis, animum supra humana tolleret, Corinthii per legatos gratulati sunt et civitate sua illum donaverun.

Cum risisset Alexander hoc officii (di omaggio) genus, unus ex legatis: "Nulli alii" inquit "civitatem umquam dedimus quam tibi et Herculi". Libens accepit (Alexander) non dilutum (usuale) honorem et, legatos invitatione aliaque humanitate prosecutus, cogitavit non qui sibi civitatem darent, sed cui dedissent; et Herculis Liberique vestigia sequens, ac ne ibi quidem resistens (fermandosi), ubi illa defecerant, ad socium honoris sui respexit, tamquam caelum teneret, quia Herculi aequabatur.
Gli abitanti di Corinto si congratularono con Alessandro il Macedone per mezzo di ambasciatori [per + acc. mezzo animato] e gli offrirono la cittadinanza, quando (costui) – conquistatore [lett. vincitore] dell’Oriente – elevava [tolleret > fero] (oramai già) il (proprio) animo ad (aspirazioni) sovrumane.

Poiché Alessandro rise d’un tal genere di omaggio, uno degli ambasciatori (gli) disse: “Non abbiamo mai concesso la cittadinanza ad alcun altro, tranne che a te ed Ercole”. (Alessandro allora) accettò ben volentieri l’inusuale onorificenza e, dopo aver trattato gli ambasciatori con ospitalità [invitatione] ed ogni altro genere di riguardo [humanitate], considerò non chi (erano coloro che) gli offrivano la cittadinanza, bensì a chi (essi) l’avevano offerta (prima che a lui) [ovvero, Alessandro si lusinga per il fatto che, in precedenza, essi l’avessero offerta solo ad un essere divino, Ercole]; e (così), seguendo le orme di Ercole e di Bacco [Liberi], e non fermandosi neanche [ne… quidem] laddove [ibi… ubi] esse [= le orme] venivano meno [in latino è piucchepperfetto per consecutio], rivolse la propria attenzione [respexit] al compagno della sua onorificenza [ovvero, ad Ercole, appunto], quasi che avesse (già) il cielo (in suo dominio), (appunto) perché veniva accomunato ad Ercole [ovvero, Alessandro si sente anch’egli una divinità (‘quasi che avesse già il cielo in suo dominio’) in virtù di un’onorificenza concessa, come detto, prima che a lui, solo ad un dio].

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