Augusto giocatore incallito (VERSIONE SENECA)

Augusto giocatore incallito
Autore: Seneca
Lector Facilior 2

Aleae rumorem nullo modo expavit lusitque simpliciter et palam oblectamenti causa etiam senex ac praeterquam Decembri mense aliis quoque festis et profestis diebus.

Nec id dubium est. Autographa quadam epistula: "Cenavi" ait "mi Tiberi cum iisdem; accesserunt convivae Vinicius et Silius pater. Inter cenam lusimus geronticos et heri et hodie; talis enim iactatis ut quisque canem aut senionem miserat in singulos talos singulos denarios in medium conferebat quos tollebat universos qui Venerem iecerat
Non si preoccupò affatto della sua reputazione di giocatore, e continuò a giocare, senza farne mistero, perché si divertiva, fino alla vecchiaia, e non soltanto in dicembre ma anche in tutti gli altri mesi, nei giorni lavorativi e in quelli festivi.

Di ciò non vi è nessun dubbio, perché in una lettera autografa egli scrisse: «Ho cenato, mio caro Tiberio, con le solite persone;

a questo banchetto si sono uniti Vinicio e Silio, il padre: durante la cena abbiamo giocato come dei vecchi, sia ieri, sia oggi. Si gettavano i dadi e ogni volta che ciascuno di noi otteneva il colpo del cane o il sei aggiungeva alla posta un denaro per ogni dado e chi faceva il colpo di Venere si prendeva tutto. »

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