La positività di una vita ritirata (Versione latino Seneca)

La positività di una vita ritirata
Autore: Seneca
Tradurre dal latino

Amicum tuum hortare ut istos magno animo contemnat qui illum obiurgant quod umbram et otium petierit, quod dignitatem suam destituerit et,...

Seneca saluta il suo Lucilio
Esorta il tuo amico a disprezzare orgogliosamente quelli che lo criticano perché ha scelto una vita umbratile e ritirata, perché ha lasciato la sua brillante posizione e, pur potendo arrivare più in alto, ha anteposto a tutto la tranquillità;

mostri loro ogni giorno come abbia fatto utilmente il proprio interesse. Gli uomini oggetto di invidia sono destinati a scomparire: alcuni verranno eliminati, altri cadranno. La prosperità è inquieta; si tormenta da sé. Essa sconvolge la mente in svariati modi: eccita gli uomini a passioni diverse: gli uni alla sete di potere, gli altri alla lussuria; rende tronfi i primi, snerva e svigorisce completamente i secondi. "Ma qualcuno la regge bene. " Sì, come il vino. Perciò non farti convincere da costoro che è felice chi è assediato da molte persone: corrono da lui come a una sorgente d'acqua che esauriscono e intorbidano. "Lo chiamano buono a nulla e inetto. " Sai che certe persone parlano a rovescio e dànno alle parole il significato opposto. Lo definivano felice: e allora? Lo era veramente? E non mi preoccupo neppure del fatto che secondo alcuni è troppo duro e severo. Aristone diceva di preferire un giovane austero a uno allegro e gradito alla folla; diventa un buon vino quello che, nuovo, sembrava acerbo e aspro; mentre il vino gradevole già nella botte non regge all'invecchiamento. Lascia che lo definiscano triste e nemico dei propri successi: quando sarà vecchio la sua stessa tristezza si rivelerà positiva, purché perseveri nel coltivare la virtù e si imbeva di studi liberali, non quelli con cui è sufficiente bagnarsi, ma questi in cui bisogna immergere lo spirito. Il tempo di imparare è questo. "Come? C'è un tempo in cui non bisogna imparare?" No; ma, mentre è giusto studiare a qualsiasi età, non lo è andare sempre a scuola. È vergognoso e ridicolo che un vecchio sia ancòra alle nozioni elementari: il giovane deve prepararsi, il vecchio deve mettere a profitto. Farai, quindi, una cosa a te molto utile se renderai il tuo amico il migliore possibile; i benefici che si devono chiedere ed elargire, dicono, appartenenti senza dubbio alla categoria più alta, sono quelli che è utile sia fare che ricevere. Infine, costui non è più libero: ha dato la sua parola; ed è meno disonesto fallire ai danni di un creditore, che deludere una buona speranza.

Il commerciante ha bisogno di una navigazione propizia per saldare i suoi debiti, l'agricoltore della fertilità del terreno che coltiva e di un clima favorevole: il tuo amico, invece, può pagare con la sola volontà il suo debito: la fortuna non vanta nessun diritto nella sfera morale. Regoli la sua condotta in modo che il suo spirito giunga alla perfezione in tutta tranquillità, senza fare caso a ciò che gli viene tolto o aggiunto, mantenendo, però sempre lo stesso atteggiamento comunque vadano le cose: se gli aumenteranno i beni graditi alla massa, se ne sentirà al di sopra; se la sorte gliene toglierà una parte o tutti, non si sentirà sminuito.
Se fosse nato tra i Parti, già da fanciullo imparerebbe a tendere l'arco; se fosse nato in Germania, fin da piccolo scaglierebbe l'asta flessibile; se fosse vissuto ai tempi dei nostri avi, avrebbe imparato a cavalcare e a colpire il nemico combattendo corpo a corpo. È il modo di vivere della propria gente a consigliare e a imporre ai singoli queste attività. Su che cosa, dunque, deve riflettere il tuo amico? Su quello che serve contro ogni arma, contro ogni genere di nemici: il disprezzo della morte; essa ha in sé qualcosa di terribile, che affligge il nostro spirito per natura amante di se stesso: nessuno lo mette in dubbio; non sarebbe necessario prepararsi ed esercitarsi a un evento verso il quale andassimo per impulso volontario, così come tutti sono portati alla propria conservazione. Nessuno impara a starsene tranquillamente, se necessario, sopra un letto di rose, ma cerca di abituarsi a non cedere ai tormenti, a vegliare a difesa delle fortificazioni, in caso di bisogno, stando in piedi, talvolta anche ferito, e a non appoggiarsi al giavellotto, perché spesso il sonno sorprende chi si appoggia a un sostegno. La morte non provoca nessun danno; altrimenti dovrebbe esserci qualcosa che subisce questo danno.

Se desideri tanto una vita più lunga, pensa che nessuno degli esseri che spariscono al nostro sguardo e si nascondono in seno alla natura, da dove sono usciti e presto usciranno di nuovo, si consuma: ogni cosa finisce, ma non si annienta; la morte che tanto temiamo e rifiutiamo, interrompe la vita, non la elimina; verrà di nuovo il giorno che ci riporterà alla luce, ma molti lo rifiuterebbero se non tornassero ormai dimentichi del passato. In seguito ti spiegherò più scrupolosamente come tutto ciò che sembra finire, in realtà muta. Siamo destinati a tornare, e dobbiamo, perciò uscire serenamente dalla vita. Osserva il corso delle cose che ritornano in se stesse: vedrai che nulla a questo mondo si estingue, ma alternativamente declina e risorge. L'estate se n'è andata, ma l'anno venturo la ricondurrà con sé; l'inverno è finito, lo riporteranno i mesi che gli sono propri; la notte ha oscurato il sole, ma sùbito il giorno la scaccerà a sua volta. Gli astri ripercorrono nella loro corsa gli spazi già attraversati; di continuo una parte del cielo si solleva, una parte sprofonda.
Concludo, ma voglio aggiungere ancora una cosa: gli infanti, i fanciulli, i pazzi non temono la morte; e allora è proprio vergognoso che la ragione non sia in grado di darci quella serenità interiore a cui porta l'assenza di raziocinio. Stammi bene.

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