Saggezza di uno schiavo - Nove discere versione latino Seneca

Saggezza di uno schiavo
versione latino Seneca traduzione libro nove discere

Sub divo Augusto nondum hominibus verba periculosa erant sed iam modesta. Rufus vir senatorii, inter cenam optaverat ne Caesar salvus rediret ex ea peregrinatione, quam parabat ...

Sotto il divo Augusto le parole non erano ancora pericolose, ma già incomode. Rufo, uomo dell'ordine senatorio, durante una cena aveva desiderato che Cesare Augusto non tornasse salvo da quel viaggio che preparava.

Molti lo ascoltarono attentamente. Non appena sorse il sole, il servo di Rufo, che era stato ai piedi di lui mentre cenava, raccontò al suo padrone che cosa, durante la cena, ubriaco, avesse detto e lo esortò a prevenire Cesare e denunciarsi.

Allora Rufo, servendosi del consiglio, andò incontro a Cesare che si recava al foro, e poiché aveva giurato che il giorno prima era ubriaco e fuori di senno, pregò Cesare di perdonarlo e di riconciliarsi con lui. Dopo che Cesare ebbe detto di farlo: "Nessuno - disse - crederà che ti sei riconciliato con me se non mi donerai qualcosa", e chiese una grande quantità di denaro e la ottenne.

Cesare disse. "Per mio interesse mi darò da fare per non arrabbiarmi mai con te". Cesare agì onestamente poiché lo perdonò e aggiunse la generosità alla sua clemenza. Chiunque avrà ascoltato questo fatto loderà senza dubbio Cesare, ma avendo prima lodato la saggezza del servo.

Altra proposta di traduzione per la stessa versione

Sotto il divo Augusto le parole non erano ancora pericolose per gli uomini, ma già moleste.

Rufo, uomo di ordine senatorio, aveva desiderato durante la cena che cesare non ritornasse sano da quella peregrinazione che aveva preparato. Molti udirono attentamente ciò. Non appena fu giorno, uno schiavo di Rufo, che gli stava ai suoi piedi mentre cenava, narrò al suo padrone quelle cose che quello ubriaco aveva detto durante la cena, e lo esortò a prevenire Cesare ed egli stesso si mise a disposizione.

Rufo in verità, utilizzando il consiglio, andò incontro a Cesare che discendeva nel foro e avendo giurato che il giorno precedente era stato ubriaco e aveva avuto la mente insana, chiese a Cesare se lo perdonasse e se lo facesse ritornare in grazia con lui. Cesare avendo detto che l'avrebbe fatto disse: "Nessuno crederà che tu sei ritornato in grazia con me, se non mi avrai donato qualcosa" e chiese una grande somma di denaro e la ottenne.

Cesare disse: "A mio favore io m'impegnerò a non arrabbiarmi mai" Cesare si comportò onestamente, visto che lo perdonò e aggiunse alla sua clemenza la libertà. Chiunque avrà udito quest'esempio, loderà senza dubbio cesare, avendo lodato prima la prudenza del servo.
(By Maria D. )

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