Seneca, De otio 3 (traduzione letterale)

Duae maxime et in hac re dissident sectae, Epicureorum et Stoicorum, sed utraque ad otium diversa via mittit.

Le Due dottrine, degli Epicurei e degli Stoici, sono massimamente in disaccordo anche su questa cosa, ma l'una e l'altra si lasciano andare all'ozio secondo una diversa via (condotta di vita). Epicuro dice:

"Il sapiente non accederà allo stato, a meno che qualcosa sia intervenuta"; Zenone dice: "Il sapiente accederà allo stato, a meno che qualcosa sia impedita". Un ozio deriva dal proposito, l'altro dalla causa; in verità quella causa si estende largamente.

Se lo stato è molto corrotto, se è invaso dai mali, il sapiente non si applicherà e non si dedicherà a qualcosa di superfluo, per non giovare a niente; se avrà poca autorità o di forze lo stato non si accingerà ad ammetterlo, se la salute lo ostacolerà, non accederà al percorso, che saprà inaccessibile. Può dunque appunto il sapiente mantenersi in sicurezza e affidarsi direttamente alle arti oneste ed esigere un ozio inviolato, come cultore delle virtù, che possono essere praticate anche dagli uomini più tranquilli.

Questo naturalmente viene richiesto all'uomo, di giovare agli uomini, a molti, se altrimenti a pochi, se altrimenti, ai più vicini, se altrimenti, a se stesso.
(By Maria D. )

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