Avida crudeltà di Tiberio (Versione svetonio)

Avida crudeltà di Tiberio
Autore: Cesare

Tiberius etiam ad rapinas convertit animum. Satis costat Cneium Lentulum augurem metu et angore ad fastidium vitae ab eo actum esse;

condemnatam esse et generosissimam feminam, Lepidam, in gratiam Quirini consularis, praedivitis et orbi, qui dimissam eam e matrimonio post vicesimum annum veneni olim in se comparati arguebat; praeterea Galliarum et Hispaniarum Syriaeque et Graciae principes confiscatos esse; plurimis etiam civitatibus et privatis veteres imunitates er ius metallorum ac vectigalia adempta esse; et Vononem, regem Parthorum, qui pulsus a suis quasi in fidem populi Romani cum ingenti gaza Antiochiam se receperat, spoliatum esse perfidia et occisum esse.
Tiberio rivolse l'animo anche alle rapine.

È abbastanza noto che l’augure Gneo Lentulo, per la paura e l'angoscia fu da lui ridotto al [a provare] disgusto della vita, e fu condannata anche Lepida, donna della più alta nobiltà, per compiacere l’ex console Quirino, ricchissimo e senza figli il quale, vent’anni dopo aver divorziato da lei la accusava di aver tentato una volta di avvelenarlo; inoltre i personaggi più illustri delle Gallie, delle Spagne, della Siria e della Grecia furono confiscati dei loro beni;

anche a numerosissime città e privati cittadini vennero revocate le antiche immunità e il diritto dei metalli e i tributi; e Vanone, re dei Parti, che, cacciato dai suoi, quasi sotto la protezione del popolo Romano con immense ricchezze si era rifugiato ad Antochia, fu derubato con perfidia e ucciso.

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