Caligola e il ponte tra Baia e Pozzuoli (Versione Svetonio)

Caligola e il ponte tra Baia e Pozzuoli
Autore: Svetonio
La traduzione n. 286 pag. 248

Nouum praeterea atque spectaculi excogitavit. Nam Baiarum medium interuallum [ad] Puteolanas moles, trium milium et sescentorum fere passuum spatium, ponte coniunxit contractis undique onerariis nauibus et ordine duplici ad anc[h]oras conlocatis superiectoque terreno ac derecto in Appiae uiae formam.

Per hunc pontem ultro citro commeauit biduo continenti, primo die phalerato equo insignisque quercea corona et caetra et gladio aureaque chlamyde, postridie quadrigario habitu curriculoque biiugi famosorum equorum, prae se ferens Dareum puerum ex Parthorum obsidibus, comitante praetorianorum agmine et in essedis cohorte amicorum. Scio plerosque existimasse talem a Gaio pontem excogitatum aemulatione Xerxis, qui non sine admiratione aliquanto angustiorem Hellespontum contabulauerit; alios, ut Germaniam et Britanniam, quibus imminebat, alicuius inmensi operis fama territaret.


Escogitò anche un genere di spettacolo assolutamente nuovo e senza precedenti. Fece costruire tra Baia e la diga di Pozzuoli, che separava uno spazio di circa tremila e seicento passi, un ponte formato da navi da carico, riunite da tutte le parti e collocate all'ancora su due file; poi le si ricoprì di terra dando a tutto l'insieme l'aspetto della via Appia. Per due giorni di seguito non la smise di andare e venire su questo ponte: il primo giorno si fece vedere su un cavallo riccamente bardato, con una corona di quercia, una cetra, una spada e una veste broccata d'oro, il giorno dopo, vestito come un cocchiere di quadriga, guidava un carro tirato da due cavalli celebri, che erano preceduti dal giovane Dario, uno degli ostaggi dei Parti, e seguiti da una schiera di pretoriani e di veicoli con a bordo un gruppo di amici.

So che Gaio aveva ideato un ponte di tal genere secondo alcuni per rivaleggiare con Serse che, non senza stupore, ne gettò uno sull'Ellesponto, anche se più modesto, e secondo altri, per spaventare, con la risonanza di qualche opera gigantesca, Germani e Bretoni che lo minacciavano di guerra

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