Cesare e la congiura di Catilina (Versione Svetonio)

Cesare e la congiura di Catilina
Autore: Svetonio da COMPACT DISCERE

Deposita prouinciae spe pontificatum maximum petit non sine profusissima largitione; in qua reputans magnitudinem aeris alieni, cum mane ad comitia descenderet, praedixisse matri osculanti fertur domum se nisi pontificem non reuersurum.

atque ita potentissimos duos competitores multumque et aetate et dignitate antecedentes superauit, ut plura ipse in eorum tribubus suffragia quam uterque in omnibus tulerit. Praetor creatus, detecta coniuratione Catilinae senatuque uniuerso in socios facinoris ultimam statuente poenam, solus municipatim diuidendos custodiendosque publicatis bonis censuit. quin et tantum metum iniecit asperiora suadentibus, identidem ostentans quanta eos in posterum a plebe Romana maneret inuidia, ut Decimum Silanum consulem designatum non piguerit sententiam suam, quia mutare turpe erat, interpretatione lenire, uelut grauius atque ipse sensisset exceptam.

obtinuisset adeo transductis iam ad se pluribus et in his Cicerone consulis fratre, nisi labantem ordinem confirmasset M. Catonis oratio
Deposta la speranza di avere il comando di una provincia, si diede da fare per ottenere la dignità di pontefice massimo, naturalmente con grandi elargizioni di denaro.

Così, pensando all'enormità dei suoi debiti, sembra che, avviandosi alle elezioni, abbia detto alla madre che lo abbracciava: «Non tornerò a casa se non con la carica di pontefice. » In tal modo batté due competitori assai potenti, che lo superavano sia per età, sia per dignità, anzi ottenne più suffragi nelle loro tribù che quei due in tutte le altre messe insieme

Era pretore quando venne scoperta la congiura di Catilina e mentre compatto il Senato decretava la pena di morte per i congiurati, lui solo sostenne che si doveva imprigionarli separatamente nelle città municipali e confiscare i loro averi.

A furia di mostrare che il popolo romano avrebbe in seguito provato invidia per loro, gettò un tal panico tra i fautori della severità ad oltranza, che il console designato Decimo Silano non si vergognò di dare un'interpretazione più addolcita della sua sentenza, proprio perché sarebbe stato vergognoso cambiarla.

Disse che era stata presa in un senso più rigoroso di quanto egli stesso intendesse.

Cesare avrebbe ottenuto lo scopo perché erano già passati dalla sua parte moltissimi senatori, tra i quali anche Cicerone, il fratello del console, ma il discorso di M. Catone convinse finalmente il Senato indeciso.

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