Roma accoglie riti stranieri - Valerio Massimo

Roma accoglie riti stranieri
Valerio Massimo traduzione vari libri
e dal libro Lectio Facilio

Tanta cura antiquis Romanis non solum servandae sed etiam amplificandae religionis fuit, ut, florentissima tum et opulentissima Roma, decem...

Tanto fu l'impegno per gli antichi Romani, non solo per praticare, ma anche per incrementare la religione, che, dietro consulto del senato, furono fatti venire nell'allora assai fiorente e ricchissima Roma, dieci figli di principi tra i singoli popoli dell' Etruria per apprendere le regole delle pratiche sacre.

Dalla città di Velia, d'altro canto, i Romani chiesero il sacerdote di nome Callfana per celebrare il culto di Cerere, affinché non mancasse chi presiedesse con esperienza agli antichi riti della dea. E di lei appena ottennero il tempio di grande magnificenza i nostri funzionari, allarmati da un chiassoso trambusto, sulla scorta dei libri Sibillini, al fine di placare l' antichissima sacra Cerere, proprio per lei preposero dei decenviri per propiziarla, perché credevano che finalmente erano rinate le sacre consuetudini.

traduzione dal libro lectio facilior (diversa)

INIZIO: Res nova auditu: tanta cura antiquis Romanis non solum servandae sed etiam amplificandae religionis fuit, ut, ... ... FINE: Quoniam sacra eius inde orta esse credebant

Era cosa nuova ad ascoltarsi: gli antichi Romani ebbero una così tanta grande cura non solo nel conservare ma anche nell'ampliare la loro religione, che, essendo al tempo Roma assai fiorente e ricca, dieci figli di principi secondo la decisione del senato erano consegnati ai singoli popoli dell'Etruria per ricevere la disciplina dei riti sacri.

Alla città di Velia invero i Romani chiesero un sacerdote di nome Callifana per celebrare il culto di Cerere, affinché non mancasse un sacerdote esperto degli antichi riti della Dea. Avendo essi in città un bellissimo tempio di Costei, i nostri antenati, ammoniti durante il tumulto graccano dai libri Sibillini di placare la antichissima Cerere, mandarono i decemviri a Enna per propiziarsela, perché credevano che i Suoi riti sacri fossero nati colà

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